Sulle montagne della provincia di Lori, a balcone su una stretta vallata che si incunea nella vicina Georgia, sorge l’antico monastero di Haghpat, iscritto nel 1996 nella lista del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, l’agenzia dell’Onu per l’educazione, la scienza e la cultura. Haghpat, edificato nel Decimo secolo, rappresenta uno dei punti più alti dell’architettura monastica armena.
Sulle montagne della provincia di Lori, a balcone su una stretta vallata che si incunea nella vicina Georgia, sorge l’antico monastero di Haghpat, iscritto nel 1996 nella lista del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, l’agenzia dell’Onu per l’educazione, la scienza e la cultura. Haghpat, edificato nel Decimo secolo, rappresenta uno dei punti più alti dell’architettura monastica armena.
Fondato dalla regina Khosrovanush nel 976, il monastero si sviluppa attorno alla chiesa della Santa Croce, con la grande cupola completata nel 991. Accanto alla chiesa centrale, le cappelle dedicate a san Gregorio l’Illuminatore e alla Santa Madre di Dio. Nel XIII secolo alla chiesa principale venne aggiunto il gavit (un’aula adibita ad usi civili, antistante la chiesa) e il complesso monastico fu arricchito di biblioteche, torri campanarie e refettori. Nello scriptorium del convento si studiavano e si copiavano le grandi opere della cultura: trattati di scienze, medicina e letteratura provenienti dal mondo greco-romano e dalle civiltà mediorientali. I miniaturisti impreziosivano poi con la loro arte i codici realizzati dagli amanuensi, rendendoli opere uniche e irripetibili. Tanto che Haghpat divenne uno dei fari della cultura armena. E da questo monastero, come dal vicino Sanahin, germogliarono altre comunità nella vicina Georgia. Alla stessa stregua dei grandi monasteri d’Occidente, questi presidi di fede e di cultura ai confini del mondo cristiano resero possibile la trasmissione degli antichi tesori di spiritualità e cultura fino ai giorni nostri.
Attorno al complesso monastico si contano numerosi khatchar, le croci di pietra tipiche della tradizione armena. Famosissimo il khatchar del Salvatore, del 1273, che rappresenta Gesù sulla croce, insieme agli apostoli, agli angeli e a Dio Padre, che compare benedicente nella parte alta del manufatto. Per la devozione popolare, la croce del Salvatore avrebbe anche poteri taumaturgici, e non è raro vedere famiglie intere spingersi su queste montagne per impetrare qualche grazia.
L’Armenia, convertitatsi al cristianesimo nel 301 grazie alla predicazione di san Gregorio l’Illuminatore, è un Paese da conoscere e visitare. Nell’Anno della Fede, secondo le indicazioni di Benedetto XVI, è certamente una di quelle mete di pellegrinaggio che possono aiutarci a ripercorrere la storia della nostra fede, alla luce della testimonianza (spesso eroica) di una Chiesa sorella.