Tel Aviv sotto tiro: «C’è paura ma siamo tranquilli», dice il parroco di Giaffa
Oggi pomeriggio un razzo lanciato dalla Striscia di Gaza ha raggiunto Rishon LeZion, uno dei sobborghi meridionali di Tel Aviv, centrando un edificio residenziale e causando danni e alcuni feriti. Subito a nord di Rishon LeZion c’è Giaffa, dove sorgono la parrocchia latina e il convento francescano di Sant’Antonio. Parla il parroco, padre Ramzi Sidawi.
(Milano/g.s.) – Nel pomeriggio di oggi un razzo lanciato dalla Striscia di Gaza ha raggiunto Rishon LeZion, uno dei sobborghi meridionali di Tel Aviv, centrando un edificio residenziale e causando danni e alcuni feriti. Subito a nord di Rishon LeZion c’è Giaffa, dove sorgono la parrocchia latina e il convento francescano di Sant’Antonio. È un centro pastorale molto vivace e, potremmo dire, multietnico, perché attorno ad esso gravitano non solo i fedeli arabi locali, ma anche molti lavoratori stranieri di di fede cattolica (asiatici, sud americani, africani, europei).
Abbiamo chiesto al parroco, padre Ramzi Sidawi, di raccontarci in breve se e come la vita della parrocchia risente del clima bellico di questi giorni.
Il frate della Custodia di Terra Santa conferma che la situazione è tesa e la popolazione ha paura: «Viviamo sempre in fiduciosa attesa che la situazione si calmi per il bene di tutta la gente che soffre. Tutto è più difficile per le famiglie che hanno bambini piccoli, che sono i primi a spaventarsi al suono delle sirene».
«Nonostante tutto – racconta il religioso – la nostra comunità è tranquilla. Domenica scorsa durante la Santa Messa delle 18:00 ore israeliane hanno suonato le sirene. Noi abbiamo continuato la celebrazione senza interromperla. Così anche sabato pomeriggio: le sirene d’allarme hanno suonato durante la Messa dei fedeli indiani, ma il sacerdote ha continuato a celebrare in modo ordinario».
Fra Ramzi si dice quasi sorpreso: «Mi aspettavo un forte calo nella partecipazione alle celebrazioni di sabato e domenica, invece è stato molto leggero. La sera si sente che la città è un po’ più calma del solito, forse per paura, forse per via della guerra, o forse per il tempo che è cambiato…».
«Le attività della nostra scuola – conclude il parroco di Sant’Antonio – procedono in modo ordinario. Per ordine della Protezione civile i rifugi devono rimanere aperti, quindi anche da noi. Ieri mattina i ragazzi della scuola hanno effettuato un’esercitazione per prepararsi a riparare nei rifugi in caso d’allarme per essere pronti. Ma sono esercitazioni che si effettuano regolarmente ogni anno…».