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Siria. Il conflitto non risparmia conventi e beni archeologici

Terrasanta.net
2 ottobre 2012
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Siria. Il conflitto non risparmia conventi e beni archeologici
Uno scorcio del suk di Aleppo, prima delle devastazioni dei giorni scorsi. (foto G. Caffulli)

Mentre in Siria continuano a infuriare i combattimenti, a Gerusalemme la Custodia di Terra Santa ha ricevuto un breve resoconto della situazione da parte dei frati di Aleppo, città teatro di intensi scontri nelle ultime settimane. Colpiti due edifici dei francescani: danni ma nessuna vittima. Intanto anche il patrimonio archeologico del Paese viene saccheggiato.


(Milano/e.p.) – Mentre in Siria continuano a infuriare i combattimenti, a Gerusalemme la Custodia di Terra Santa ha ricevuto un breve resoconto della situazione da parte dei frati di Aleppo, città teatro di intensi scontri nelle ultime settimane.

Il francescano padre Georges Abou-Khazen, parroco ad Aleppo, riferisce che i confratelli stanno bene anche se la situazione si fa sempre più difficile. Dopo essere rimasto privo di connessione ad Internet per 35 giorni, a fine settembre il frate riferisce che il 31 agosto scorso il convento di Er Ram, un quartiere di Aleppo, è stato raggiunto da un missile lanciato da un carro armato. L’ordigno ha colpito in pieno l’angolo nord orientale della proprietà, danneggiando un muro, fracassando due finestre e facendo crollare parte del tetto di un deposito che era appena stato riparato dopo una precedente esplosione. Anche la scuola requisita dal governo ha subìto danni: molte porte e finestre, già riparate precedentemente, sono nuovamente da aggiustare.

«Un altro obice è caduto su un nostro immobile nell’area di Azizieh, di fronte alla chiesa e al convento. L’ordigno – spiega fra Georges – ha colpito il secondo piano dello stabile con relativamente pochi danni. Fortunatamente gli abitanti di quell’appartamento erano fuori casa!».

Intanto in Siria, al tragico bilancio dei morti, dei feriti e delle indicibili sofferenze umane, vanno ad aggiungersi gli sfregi all’importante patrimonio archeologico, architettonico e culturale, anch’esso colpito dalle devastazioni, dai furti e dai sistematici saccheggi.

L’Agenzia France Presse riferisce che in alcune aree del Paese il vuoto di potere e i combattimenti hanno determinato «il massiccio diffondersi dei saccheggi e degli scavi illegali». Se già prima del conflitto la Siria era afflitta da un cronico problema di corruzione e di traffico illegale di manufatti e tesori archeologici, ora siamo all’emergenza.

Secondo la France Presse anche i militari dell’esercito siriano sono stati spesso accusati di partecipare al saccheggio o di tollerare simili azioni da parte dei civili. Secondo alcune fonti tra i responsabili della spogliazione in corso ci sarebbero i gruppi paramilitari che affiancano le forze del presidente Bashar al-Assad, ma non è facile indicare con certezza i veri colpevoli. Secondo altre fonti, riportate ad esempio il 12 settembre scorso dal quotidiano londinese The Times, anche gli insorti ricorrerebbero al furto e al traffico di antichi reperti per finanziare le proprie azioni militari.

Sembra addirittura che in alcuni casi le stesse autorità si accordino con i trafficanti consentendo loro di scavare in segreto purché non si associno alle insurrezioni. Secondo molti la situazione sarebbe simile a quella verificatasi in Iraq dopo l’invasione delle truppe occidentali nel 2003: qualcosa come 32 mila manufatti presero il volo da 12 mila siti archeologici.

Proprio in questi giorni al Cairo è stata convocata una riunione d’emergenza per capire come proteggere il patrimonio archeologico siriano. L’Organizzazione islamica per l’istruzione, la scienza e la cultura insieme con la sezione egiziana dell’Unesco e il ministero egiziano per i beni archeologici esaminano gli interventi possibili dopo che, il 28 settembre scorso, il vecchio suk di Aleppo (riconosciuto patrimonio mondiale dell’Umanità dall’Unesco ) è stato devastato dai combattimenti e moltissime botteghe – tra le 700 e le 1.000 – sono andate distrutte.

Secondo l’Unesco cinque dei sei siti siriani patrimonio dell’Umanità sono stati danneggiati dal conflitto in atto. Tra questi, la fortezza crociata del Krak dei Cavalieri e alcune zone del centro storico di Damasco.

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