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Lele Luzzati a Gerusalemme

Elena Lea Bartolini De Angeli
4 ottobre 2012
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Ancora una volta il Museo Nahon della Sinagoga italiana di Gerusalemme propone una mostra originale e unica nel suo genere: un omaggio a Emanuele Luzzati (1921-2007, per gli amici Lele), celebre artista ebreo genovese. Curata da Noemi Tedeschi Blankett e Andreina Contessa, la mostra costituisce un ampliamento di quella allestita lo scorso marzo a Giaffa in collaborazione con l’Istituto italiano di Cultura di Tel Aviv, sotto il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia in Israele.

L’esposizione presso il Museo Nahon – la prima personale dell’artista a Gerusalemme – presenta una raccolta di opere provenienti dal museo stesso e da collezioni private in Israele, che testimoniano i legami assidui, stimolanti e fecondi di Luzzati con questa terra. Come ci spiega Andreina Contessa, «attraverso un percorso variegato e coloratissimo si potrà così esplorare e approfondire come Luzzati ha raffigurato i temi legati a personaggi, tradizioni e feste del mondo ebraico, e ha immaginato i protagonisti di opere teatrali e liriche, storie, fiabe, avventure, battaglie e amori. Ne emerge un Luzzati multiforme e vivace, funambolo tra le varie tecniche espressive, esploratore delle numerose vie dell’arte, che nasconde sotto l’apparente candore narrativo e lo stile naïf, le sovrapposizioni di una elevata coscienza estetica e di un’originale sensibilità cromatica». Tra le opere più originali, la più importante esposta nella mostra è un maestoso Parokhet – una tenda per l’Arca sinagogale che contiene il rotoli della Torah, del Pentateuco – realizzato con stoffe applicate su un velluto blu brillante, proveniente dalla collezione del Museo stesso. Questo Parokhet, creato da Emanuele Luzzati nel 1998, è stato donato dalla famiglia di Angelo Piperno di Roma e Luzzati stesso ha partecipato all’offerta facendo dono del suo lavoro. Su questo tessuto di velluto blu, precisa la curatrice, «ha creato una composizione visuale simbolica raffigurante Gerusalemme come Cittadella di Davide, realizzata applicando diversi ritagli di stoffe. Il lavoro è stato eseguito in Italia da Danièlle Sulewic, ma i tessuti adoperati dall’artista sono stati acquistati da diversi luoghi di Israele – dai mercati della città vecchia di Gerusalemme, da alcune industrie tessili del Paese e da collezioni che rappresentano le varie componenti etniche d’Israele e il loro legame con la città eterna di Gerusalemme». Questo Parokhet viene esposto ogni anno nella sinagoga di Conegliano Veneto nel giorno dell’Indipendenza (Jom ha‘Atzma’ut), occasione per cui è stato concepito e creato. In quest’opera decisamente particolare, prosegue Andreina Contessa, «si incontrano la valenza secolare e civile legata alla festa di Jom ha‘Atzma’ut e la funzione sinagogale del Parokhet stesso, manifestate attraverso la qualità della manifattura e la creatività dell’artista. In questo essa rispetta un carattere dominante della cultura ebraica italiana: l’incontro tra il quotidiano e il religioso espresso attraverso la bellezza e la gioia espresse dall’arte».

La mostra – che rimarrà aperta fino al 26 novembre 2012 – è l’occasione per incontrare un’arte che, alla coerenza artistica e professionale, ha saputo unire un senso di serenità, di leggerezza e una sana, disarmante ironia capace di parlare direttamente ad adulti e bambini. Vale quindi la pena gustarla in questo piccolo museo che, grazie alla competenza e alla passione della sua conservatrice, si sta rivelando una grande opportunità che la comunità italiana a Gerusalemme offre a tutti.

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