Il nuovo ambasciatore di Israele presso la Santa Sede spiega che il suo Paese sta facendo il possibile per garantire la libertà religiosa e afferma che coloro che sfregiano i Luoghi Santi cristiani o ne offendono le persone saranno puniti. Zion Evrony ha risposto il 10 ottobre ad alcune domande scritte di Terrasanta.net.
(Roma) – Il nuovo ambasciatore di Israele presso la Santa Sede spiega che il suo Paese sta facendo il possibile per garantire la libertà religiosa e afferma che coloro che sfregiano i Luoghi Santi cristiani o ne offendono le persone saranno puniti una volta individuati. Zion Evrony, che ha presentato le credenziali a Papa Benedetto XVI il mese scorso, ha risposto il 10 ottobre ad alcune domande scritte di Terrasanta.net. Evrony è un diplomatico di lungo corso: tra l’altro ha rappresentato Israele presso il governo irlandese ed è stato console generale a Houston. Nato in Iran nel 1949, coniugato e con tre figli, il primo agosto è subentrato a Roma all’ambasciatore Mordechay Lewy.
Quali saranno le sue priorità nel nuovo ruolo che da poco ricopre?
So di essere stato chiamato a un compito impegnativo e stimolante. È molto più di una comune missione diplomatica. Uno dei miei obiettivi è di creare una comprensione sempre migliore delle circostanze uniche in cui si trova Israele e delle minacce alla propria sicurezza a cui deve far fronte. Si tratterà poi di migliorare la qualità delle relazioni con la Santa Sede, sul versante della cooperazione culturale ed accademica. Dovremo collaborare ancor più a fondo nella battaglia contro l’antisemitismo e il negazionismo riguardo alla Shoah. Inoltre possiamo cooperare nella promozione dei pellegrinaggi ai Luoghi Santi in Israele. Infine cercherò di contribuire in ogni modo alla positiva conclusione dei negoziati in corso (tra Santa Sede e Israele – ndr) per l’Accordo in materia finanziaria.
È ottimista circa una rapida soluzione dei nodi che restano da sciogliere per condurre in porto questo negoziato? Quali difficoltà sono ancora presenti?
A quasi vent’anni dalla firma dell’Accordo fondamentale tra Israele e la Santa Sede, sembra ormai che i negoziati in materia finanziaria siano prossimi a concludersi. Ultimamente abbiamo risolto e superato ostacoli importanti, ma resta ancora qualcosa da fare prima di poter arrivare alla firma. Una volta raggiunto l’accordo avremo modo di festeggiare, ma anche di riflettere su come ampliare e rafforzare i nostri rapporti. Sulla questione mi tengo in stretto contatto con il nostro ministero degli Esteri.
Lei ha rappresentato Israele come diplomatico in vari Paesi. Cosa attingerà da questa lunga esperienza per la sua nuova veste?
Ogni incarico ha la propria peculiarità e arricchisce il bagaglio personale. Essere stato ambasciatore in un Paese cattolico come l’Irlanda mi sarà certamente d’aiuto nel comprendere alcune delicate questioni. Sono anche persuaso del ruolo importante dei media cattolici e spero di lavorare a stretto contatto con loro.
Quali misure sta adottando Israele per prevenire episodi di vandalismo come quelli che vanno ripetendosi ultimamente ai danni di persone e luoghi cristiani e per perseguirne i colpevoli?
Quegli atti di vandalismo sono stati compiuti da pochi criminali. I leader politici e religiosi di Israele li hanno ampiamente condannati e noi stessi, come ambasciata presso la Santa Sede, abbiamo emesso un comunicato di condanna. Libertà di religione e libertà di culto sono tra i princìpi fondamentali dello Stato di Israele e rivestono un particolare significato nel sistema di valori del giudaismo. Facciamo del nostro meglio per garantire (il godimento) di questi diritti. Coloro che si sono macchiati di simili azioni di intolleranza sono pochi teppisti irresponsabili. Non rappresentano la maggioranza degli israeliani e noi dovremmo sempre guardare al quadro più ampio. La questione è all’attenzione della polizia israeliana e dei funzionari preposti alla tutela dell’ordine pubblico. Gli atti di intolleranza saranno sempre condannati e i responsabili, una volta catturati, verranno perseguiti e puniti.
Lei è nato in Iran. In che modo guarda alla situazione attuale di quel Paese. Ritiene di poter in qualche modo lavorare di concerto con la Santa Sede per risolvere le tensioni tra Iran e Israele?
L’essere nato in Iran mi offre una migliore comprensione di quel Paese. L’Iran è ricco di storia e di cultura. Israele non ha alcun problema con il popolo iraniano, semmai con il suo attuale regime dittatoriale. L’Iran continua a sviluppare il proprio programma nucleare nonostante tutte le sanzioni economiche e le risoluzioni delle Nazioni Unite. E questa è la più grande minaccia alla stabilità e alla pace in Medio Oriente e in tutto il mondo. Il regime più pericoloso al mondo non dovrebbe poter sviluppare l’arma più letale. Deve essere fermato. Servono sanzioni più forti e occorre tracciare una linea rossa invalicabile. Quando i leader iraniani auspicano la distruzione e l’annichilimento di Israele, ci aspettiamo una forte condanna della comunità internazionale.