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La porta del Paradiso

Pietro Kaswalder
4 ottobre 2012
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La regione all’intorno di Bet Shean, la nota città che prese il nome di Scitopoli in epoca ellenistica, ha visto fiorire e fondersi nel tempo diverse culture. Si trova all’incrocio tra la Valle del Giordano e la Valle di Esdrelon, in una posizione strategica favorevole al continuo transito di merci, eserciti e gruppi migratori, che ne hanno determinato il carattere cosmopolita. Questa vocazione all’incontro e allo scambio si riflette nella storia millenaria delle città che vi sono sorte, Bet Shean in primo luogo, Tel Rehov, Jizreel, Bet Alfa, per ricordare i centri principali.

La pianura di Bet Shean è fertile e ricca d’acqua, che sgorga abbondante dalla sorgente di Gedeone. Se a tali condizioni vantaggiose si aggiunge il clima particolarmente amabile, si intuisce perché fin dall’antichità più remota sia stata scelta dall’uomo per abitarvi. Il rabbino Resh Lakisch nel Talmud scrive: «Se il paradiso si trova in terra di Israele, Bet Shean ne è la porta».

Risale all’epoca ellenistica il mito secondo cui la città fu fondata da Dioniso, come testimonia il nome di Nysa-Scitopoli. Nysa era la nutrice di Dioniso e secondo la leggenda, riportata da Plinio il Vecchio, fu seppellita a Bet Shean. Un altro mito fa derivare il nome Scitopoli dai soldati sciti ricordati nel mito di Ifigenia e Tauros. Stando a tale leggenda, questi mercenari decisero di non ritornare più nella loro patria, cambiarono il nome di Bet Shean in Scitopoli, ossia la città degli sciti, e introdussero nella regione la coltivazione dell’uva. Il nome semitico Baysan è stato ripristinato in epoca araba secondo una prassi che ha riguardato alcune città della Palestina. Oggi la pianura di Bet Shean custodisce due fiori all’occhiello tra i siti turistici israeliani, la sinagoga di Bet Alfa e la città parzialmente ricostruita di Scitopoli.

Bet Alfa. Il kibbutz di Bet Alfa si trova nella Valle di Esdrelon ai piedi dei Monti di Gelboe. Conserva i resti di una sinagoga con mosaico e iscrizioni. L’edifico sinagogale risale al VI secolo in base all’iscrizione dedicatoria. Lo scavo dell’edificio sacro fu eseguito negli anni 1928-1929 da E.L. Sukenik. La costruzione è in pianta basilicale (17 x 24 metri), con una piccola abside orientata verso sud, in direzione di Gerusalemme. Era dotata di atrio, nartece e di tre porte di ingresso sul lato di nord. Le tre navate sono separate da due file di colonne; vi sono le bancate per il pubblico e una galleria per le donne. L’abside conteneva l’Aron Qodesh o armadio della Torah. Sotto il pavimento della nicchia sono stati trovati i resti della genizah, il deposito dei libri sacri non più adoperati.

Tutto il pavimento della sinagoga era mosaicato. La navata centrale contiene una scena biblica e lo zodiaco; nelle navate laterali i pannelli presentano motivi floreali, naturalistici e geometrici, con uccellini, pesci, fiori, rombi e una rete. All’ingresso dell’aula centrale si leggono due iscrizioni dedicatorie affiancate da leoni. L’iscrizione in greco dice: «Siano ricordati gli artigiani che hanno portato a termine quest’opera, Marianos e suo figlio Haninah». La seconda iscrizione in aramaico è incompleta ma permette di fissare la data della costruzione tra il 517 e il 528 d.C.: «Questo mosaico fu completato nell’anno del regno dell’imperatore Giustino…».

Il primo pannello del mosaico raffigura la scena del Moria, o Aqedat Yitzaq «legatura di Isacco» (Gen 22,1-19): Abramo è ritratto nell’atto di sacrificare il figlio Isacco. La scena è fedele al racconto biblico. Vi compaiono l’asino, i servi, l’ariete impigliato con le corna in un cespuglio, un altare dove brucia la legna. Al di sopra, in posizione centrale, compare la mano di Dio, che esce da una nuvola con raggi luminosi. Una fila di palme stilizzate, che forse raffigurano le stelle della volta celeste, corona tutta la scena.

Nel secondo pannello al centro dell’aula si trova lo zodiaco, dove si vede raffigurato il sole, Helios, sul carro; i dodici raggi radiali riportano i nomi dei segni zodiacali in aramaico; le quattro stagioni (Nisan, Tammuz, Tishri, Tebet) sono poste nei quattro angoli della composizione.

Nel terzo pannello musivo, l’Aron Qodesh è rappresentato insieme ad oggetti cultuali del giudaismo, e cioè il paroqet (velo dell’arca), l’arca della Torah, il Ner Tamid (lampada perenne), due menoroth (candelabri), due shofarot (corni di montone), due lulavim (rami di palma), l’etrog (cedro), la paletta dell’incenso e due leoni di guardia.

Bet Shean, la città semitica. Gli scavi di Bet Shean (Tell al-Husn), eseguiti tra il 1921 e il 1933 dall’Università di Pennsylvania (C.S. Fisher, A. Rowe, G.M. Fitzgerald), hanno svelato che l’inizio dell’insediamento umano nell’area corrispondente risale al IV millennio a.C. e che il sito non è mai stato abbandonato.

I ritrovamenti principali riguardano la cittadella egiziana del Tardo Bronzo (1500-1200 a.C.). Il palazzo del governatore e il tempio presentano alcune fasi di occupazione legate alle campagne militari dei faraoni Tutmosi III, Seti I e Ramses II. La stele di Seti I ricorda la repressione di una ribellione delle popolazioni locali, tra cui gli hapiru, i progenitori degli ebrei dell’Antico Testamento.

A questa città fanno riferimento alcune fonti egiziane (Lettere di el-Amarna) e la Bibbia. In epoca biblica Bet Shean rientrava nel distretto salomonico di Jizreel. L’episodio della fine di Saul, ambientato a Bet Shean, è uno dei più tragici dell’Antico Testamento. Il re Saul e i suoi tre figli tra cui Gionata, fedele amico di Davide, furono uccisi dai filistei sulle vicine Montagne di Gelboe. I cadaveri della famiglia reale furono appesi alla porta della città, mentre le armi e la corona reale andarono ad  arricchire il tesoro del tempio di Ashtarte (1Sam 31,8-10).

Scitopoli, la città ellenistica. La città rinacque nel III secolo a.C., col nome di Nysa-Scitopoli, durante la dominazione dei tolomei, e continuò a fiorire sotto il dominio dei seleucidi. Furono i mercenari sciti di Tolomeo II Filadelfo (283-245 a.C.) ad introdurvi il culto di Dioniso e la coltivazione dell’uva. Nel 63 a.C. Pompeo riconobbe il carattere ellenistico di Scitopoli e la inserì nella Decapoli. L’iscrizione della statua di Marco Aurelio presentava i titoli della città: «Scitopoli città santa, luogo di asilo, città greca della Coele-Syria».

Il prestigio di Scitopoli raggiunse il suo apice verso il 400 d.C., quando l’amministrazione bizantina la elevò a capitale della Provincia Palaestina Secunda, che governava la Valle di Esdrelon, la Galilea e il Galaad. L’amministrazione omayyade revocò il ruolo amministrativo di Scitopoli, che da quel momento iniziò un lento declino. La fine della città, tuttavia, fu causata dal terremoto del 749 d.C. che distrusse tutte le città di Siria-Palestina.

Gli scavi di Scitopoli sono stati condotti a più riprese ma l’intervento principale prese avvio nel 1980 (Y. Tsafrir). Grazie a questi scavi è stato messo in luce l’intero centro storico della città ellenistica (II-I secolo a.C.), romana (I-IV secolo d.C.), bizantina (V-VII secolo d.C.) e araba (VIII secolo d.C.), per una successione di tempo che copre quasi 10 secoli.

I monumenti principali di Scitopoli sono nell’ordine: il teatro, l’arena, le strade colonnate, i templi, le terme. Il teatro romano risale al II secolo d.C. e ha un diametro di 110 metri e può contenere 8 mila spettatori. È stato parzialmente ricostruito e viene usato con regolarità ai nostri giorni per spettacoli teatrali. L’anfiteatro o arena (67 x 102 metri) aveva una capienza di 6 mila spettatori.

La strada di Palladio separa il teatro dalle terme e lo unisce con l’area dei templi verso est, ha una larghezza di 7,20 metri. L’iscrizione dedicatoria dice: «Al tempo di Palladio figlio di Porfirio, glorioso governatore, fu costruita la magnifica stoà con i suoi mosaici». Sul fianco nord della via colonnata fu aggiunta una piazza semicircolare, mentre il lato sud si affaccia sull’area dell’agorà. Una seconda strada è dedicata a Silvano, avvocato di origine samaritana della città. Corre a fianco della basilica civile come prolungamento del cardo massimo (la Via della Valle) e raggiunge l’arena.

I templi di Scitopoli erano almeno quattro. Sull’acropoli sorgeva il tempio dedicato a Zeus Akraios (22 x 37 metri), mentre all’incrocio delle strade del fondovalle si trova il grandioso tempio di Dioniso. Il podio, al quale si accede mediante una scalinata, aveva un pronao tetrastilo le cui colonne monolite misurano 1,3 x 9,3 metri. L’iscrizione dedicatoria di Seleuco dice: «Per buona fortuna, Seleuco figlio di Aristone, dedicò in ringraziamento al dio, signore Dioniso, il fondatore. Nell’anno 75» (= 12 d.C.). Dai resti monumentali, dalle statue marmoree e dalle dedicazioni di altari sappiamo dell’esistenza nella città di templi dedicati a Demetra, a Serapide e a Hermes.

Accanto al tempio di Dioniso si trova il ninfeo largo 23 metri e alto 13, nei cui pressi c’è l’accesso alla basilica civile (m 30×70). Tutti i monumenti pagani sono stati costruiti nel I e nel II secolo d.C. L’abbondanza d’acqua permetteva alla città di avere due stazioni termali, una a occidente e una a oriente. In epoca cristiana, dopo il VI secolo, furono trasformate in ospedali, come documenta l’iscrizione: «Teodoro il pastore, si occupò di rinnovare i bagni per coloro che sono affetti dalla malattia della lebbra, al tempo dell’indizione settima, anno 622 (= 558 d.C.)».

Scitopoli cristiana. Sul finire dell’epoca romana la città divenne cristiana. Il primo martire locale fu Procopio, seguito da Tommaso lettore e traduttore in lingua siriaca. A Procopio fu dedicata la grande basilica circolare che sorge sull’acropoli (diametro di 38,8 metri).

Sul versante culturale spicca la figura di Cirillo di Scitopoli, lo storico che ha lasciato testimonianze preziose sul monachesimo palestinese. Si devono a lui le Vite di Ciriaco, Eutimio, Teodosio, Saba, Teognio e di altre figure di rilievo. Nel quartiere settentrionale sono stati scavati alcuni edifici ecclesiastici, tra cui il monastero della Signora Maria e di suo figlio Massimo; il monastero di Abba Giustino, quello di Tommaso e Basilio e le cappelle dedicate ai Martiri e ad Andrea.

All’amministrazione bizantina risalgono le ricostruzioni realizzate dopo il terremoto del 363 d.C. e gli ultimi rifacimenti della planimetria urbana. Lo testimoniano le iscrizioni che riportano i nomi di governatori e vescovi della Palaestina Secunda, tra cui Ablabio, Anoisio, Flavio Artemidoro, Teodoro, Flavio Sergio, Arsenio, Severo Alessandro, Flavio Oreste, Anastasio, Emiliano, Leone, Silvino e Silvano.

Coerente con il suo innato cosmopolitismo Scitopoli includeva un quartiere giudeo e uno samaritano. Lo conferma la scoperta nel quartiere settentrionale di due sinagoghe decorate con mosaici e iscrizioni. In una sono ricordati, per una felice coincidenza, Marianos e Haninah, i due mosaicisti di Bet Alfa. La seconda sinagoga si trova accanto alla villa di Leonzio Klubas, un facoltoso giudeo amante della mitologia greca, tanto da farsi raffigurare come Ulisse sedotto dalle sirene.

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