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Al Cairo un salafita va a processo per offesa alla fede cristiana

Terrasanta.net
3 ottobre 2012
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Al Cairo un salafita va a processo per offesa alla fede cristiana
Abu Islam Ahmed Abdullah.

Per la prima volta nella storia dell'Egitto, un cittadino viene portato in giudizio con l'accusa di aver «denigrato il cristianesimo». Il prossimo 14 ottobre, infatti si celebrerà presso la Corte penale del Cairo un processo a carico del predicatore salafita Abu Islam Ahmed Abdullah che l'11 settembre scorso distrusse, in segno di spregio, alcune copie del Nuovo Testamento.


(Milano/c.g.) – Per la prima volta nella storia dell’Egitto, un cittadino viene portato in giudizio con l’accusa di aver «denigrato il cristianesimo». Il prossimo 14 ottobre, infatti – a quanto riferisce il quotidiano egiziano on line al-Ahram – si celebrerà presso la Corte penale del Cairo un processo a carico di Abu Islam Ahmed Abdullah, un predicatore salafita accusato di aver diffamato la fede cristiana bruciando copie del Nuovo Testamento lo scorso 11 settembre, nel corso di una manifestazione indetta per protestare contro il contestato film L’innocenza dei musulmani, di fronte all’ambasciata americana della capitale egiziana.

Abu Islam, che è anche un imprenditore televisivo, essendo titolare del canale satellitare Umma, la scorsa domenica si è recato in tribunale per la prima udienza del processo accompagnato da un gruppo di sostenitori. In quella sede si è difeso dicendo che in realtà avrebbe dato fuoco a un Vangelo in lingua inglese e non al testo in lingua araba approvato dalla chiesa copta.

La denuncia contro Abu Islam era stata depositata, immediatamente dopo il suo gesto, da due avvocati laici: Mamdouh Ramzi, del partito Riforma e sviluppo (di stampo liberale), e Tharwat Bakheet, impegnato nel campo dei diritti dei cittadini copti. «È la prima volta che accuse riguardanti la denigrazione della fede cristiana sono state prese in considerazione da un tribunale – ha spiegato Naguib Gebrail, responsabile dell’Unione egiziana per i diritti umani -. Personalmente in passato io avevo già presentato tre denunce nei confronti di Abu Islam, ma nessuna di esse aveva mai avuto seguito. Condanniamo con forza il doppio binario esistente in Egitto a proposito delle cause per oltraggio alla religione», ha terminato Gebrail, riferendosi ai processi in corso contro cittadini copti accusati di blasfemia contro l’Islam.

Il canale satellitare di cui Abu Islam è titolare, ha raggiunto a fine luglio una certa notorietà quando venne annunciato che avrebbe trasmesso i programmi di tv Mariya, una nuova emittente gestita solo ed esclusivamente da donne velate, secondo la tradizione dell’Islam più rigoroso. Un fatto totalmente nuovo rispetto alle abitudini più laiche della televisione dell’era Mubarak.

Un’altra notizia in questi giorni occupa le prime pagine dei media egiziani. Il primo ministro, Hisham Qandil, ha voluto rilasciare una dichiarazione sulla recente vicenda di alcune famiglie copte che, sotto la minaccia di morte fatta da alcuni islamisti armati, alcuni giorni fa avevano abbandonato le loro case nella regione di Rafah, al confine con la Striscia di Gaza.

«Le istruzioni date alle autorità egiziane sono di proteggerei i fratelli copti, ovunque si trovino», ha dichiarato Qandil, smentendo che le famiglie cristiane siano state vittime di una «deportazione forzata». Si tratterebbe di un allontanamento spontaneo dalle proprie case. Secondo l’Agenzia France Presse (Afp), già la settimana scorsa – prima della fuga delle famiglie – a Rafah avevano cominciato a girare dei volantini che intimavano ai copti di andarsene. «Le famiglie se ne sono andate volontariamente poiché hanno temuto per le loro vite, in seguito alle minacce», ha spiegato ad Afp padre Mikhail Antoine della chiesa di El-Arish.

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