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Israeliani e palestinesi negoziano, almeno sui temi energetici

Terrasanta.net
27 settembre 2012
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Israeliani e palestinesi negoziano, almeno sui temi energetici
Una piattaforma per l'estrazione del gas nel Mar Mediterraneo.

Israele e l'Autorità Palestinese, immobili sul fronte dei negoziati di pace, hanno in corso colloqui economici per lo sviluppo di un campo offshore di trivellazione di gas naturale, da realizzare al largo delle coste della Striscia di Gaza. Lo ha rivelato un rapporto del ministero degli Esteri israeliano presentato la scorsa domenica a New York.


(Milano/c.g.) – Israele e l’Autorità Palestinese, immobili sul fronte dei negoziati di pace, hanno in corso colloqui economici per lo sviluppo di un campo offshore di trivellazione di gas naturale, da realizzare al largo delle coste della Striscia di Gaza. Lo ha rivelato un rapporto del ministero degli Esteri israeliano presentato, secondo l’Agenzia France Presse, la scorsa domenica a New York in occasione di una locale riunione di donatori dell’Autorità Palestinese.

«Lo sviluppo dei pozzi marini per l’estrazione di gas – spiega il rapporto – produrrà entrate che potrebbero contribuire in modo decisivo alla sostenibilità delle finanze palestinesi. Facendo seguito al primo incontro sul tema avuto con l’Autorità Palestinese, Israele ha confermato la sua intenzione di continuare una discussione significativa finalizzata a sviluppare il progetto dell’estrazione di gas». «Siamo pronti a iniziare in modo molto spedito – ha spiegato ad Afp un funzionario del ministero, che ha voluto mantenere l’anonimato -. Pensiamo che l’estrazione di gas possa costituire per l’Autorità Palestinese un’entrata importante».

Negli ultimi anni Israele ha moltiplicato i suoi sforzi per garantirsi una sempre maggiore autonomia energetica. In particolare a partire dal 2009, da quando cioè sono iniziate le trivellazioni offshore di ampie aree del Mediterraneo orientale, che hanno portato alla scoperta di immensi giacimenti di idrocarburi proprio al largo delle coste di Egitto, Israele, Libano, Cipro e Turchia. Secondo l’U.S. Geological Survey, un’istituzione del governo americano che studia le risorse minerarie mondiali, l’area vanterebbe una riserva di 1,7 miliardi di barili di petrolio e quasi 3,5 miliardi di metri cubi di gas. Un patrimonio che farebbe entrare i Paesi della costa mediterranea del Medio Oriente nel numero dei grandi produttori di idrocarburi, limitando o eliminando addirittura la loro dipendenza dall’estero. Israele ha visto da subito in questi giacimenti un’importante occasione di autonomia; fin dal 2010, così, ha stretto con Cipro i primi accordi di collaborazione per lo sfruttamento delle risorse minerarie. Lo scorso febbraio il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è recato in visita ufficiale a Cipro. Nel corso dei colloqui, le autorità dei due Paesi hanno discusso anche il progetto di un nuovo oleodotto utile al trasporto e alla commercializzazione delle risorse estratte nei giacimenti al largo di Cipro e Israele. Un certo numero di giacimenti scoperti, d’altro canto, si trovano proprio di fronte alle coste della Striscia di Gaza e la questione del loro sfruttamento è all’ordine del giorno.

L’Autorità Palestinese, dal canto suo, sta vivendo una gravissima crisi finanziaria e potrebbe vedere con favore lo sfruttamento dei giacimenti offshore. La crisi è così acuta che ha portato il primo ministro Salam Fayyad ad aumentare ultimamente anche l’Iva e il prezzo della benzina. Una situazione che «andrà verso un peggioramento alla fine del 2012 – spiega il rapporto – anche se i donatori dell’Autorità Palestinese effettueranno i loro versamenti». Secondo il rapporto, parte della responsabilità di questa decrescita palestinese dipende dalla gestione della cosiddetta Area C dei Territori, dove l’occupazione israeliana impedirebbe uno sviluppo economico adeguato.

D’altra parte, il progetto dello sfruttamento minerario dei fondali marini al largo di Gaza è in campo da anni e non è mai partito a causa di un mancato accordo tra Israele e Autorità Palestinese, questo anche a causa delle divisioni interne tra palestinesi (gli uomini di Hamas hanno assunto il pieno controllo della Striscia nell’estate 2007, estromettendo gli esponenti di Fatah, che però rappresentano l’Autonomia in sede internazionale). Nel 1999 i palestinesi avevano raggiunto un’intesa con British Gas e il gruppo Consolidated Contractors Company per i diritti di sfruttamento dei giacimenti, ma l’opposizione di Israele aveva impedito lo sviluppo del progetto.

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