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Habib C. Malik: Cristiani orientali, dal Papa le chiavi per ricominciare

Manuela Borraccino
17 settembre 2012
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Habib C. Malik: Cristiani orientali, dal Papa le chiavi per ricominciare
Il professor Habib C. Malik durante una conferenza.

Rispetto del diverso, libertà di religione, ruolo cruciale dell’istruzione: sono queste le vie che il Papa ha indicato ai cristiani del Libano e del Medio Oriente in un viaggio che ha sottolineato «la centralità e la libertà» del ruolo dei cristiani. Così il professor Habib C. Malik, docente di Storia moderna alla Lebanese American University di Byblos, riassume la visita del Papa in Libano.


(Milano) – Rispetto del diverso, libertà di religione, ruolo cruciale dell’istruzione: sono queste le chiavi che il Papa ha consegnato ai cristiani del Libano e del Medio Oriente in un viaggio che ha sottolineato «la centralità e la libertà» del ruolo dei cristiani in Libano. Così il professor Habib C. Malik, docente di Storia moderna alla Lebanese American University di Byblos, riassume, al telefono, «l’eccellente» visita del Papa a Beirut. 

Professore, il Papa ha chiesto «soluzioni praticabili per la pace in Medio Oriente». Come giudica il suo viaggio in Libano?
Il Papa e la Santa Sede capiscono perfettamente in quale delicata situazione si trovino i cristiani nati in Libano e più ampiamente in Medio Oriente. La visita del Papa in questo momento cruciale nella regione è stata molto significativa perché sottolinea l’importanza dell’esperienza storica di libertà che i cristiani libanesi hanno avuto e che li differenzia rispetto agli altri cristiani della regione. Lo stesso pubblicare l’esortazione apostolica da Beirut, indirizzandola all’intero Medio Oriente, ha enfatizzato la centralità e la libertà delle comunità cristiane nel nostro Paese.

Pensa che i libanesi possano farsi «servitori della pace» come egli ha chiesto?
Il Papa ha voluto richiamare alla memoria di tutti come il Libano sia stato prima del 1975 un fulgido esempio di coesistenza pacifica e rispetto reciproco fra cristiani e musulmani, e ha voluto presentare questo modello libanese positivo a mo’ di esempio per l’intera regione, opposto a quello della frammentazione e della guerra fratricida emerso negli anni della guerra. Sostanzialmente ha detto ai cristiani del Libano, e attraverso di loro ai cristiani del Medio Oriente, che il rispetto del diverso e della libertà di religione, così come dell’istruzione, è un fattore nel quale il Libano si è distinto per decenni nel mondo arabo, sono le chiavi per stabilire un esempio per tutti e per vivere il messaggio di Cristo di porsi al servizio a tutti nell’amore.

Il viaggio è avvenuto in giorni funestati dalle violenze provocate nelle piazze arabe da un film percepito come blasfemo contro l’Islam e dall’assassinio dell’ambasciatore Chris Stevens in Libia. Come interpreta questi fatti?
L’Islam sta per lanciarsi contro le sfide della modernità laicista militante esattamente come il cristianesimo sta facendo da più di due secoli. Oggi, in ogni caso, con Internet e le cronache istantanee su scala mondiale, questi attacchi provocatori contro una religione, come abbiamo visto con questo film offensivo, sono diffusi molto rapidamente e hanno il potenziale di innescare reazioni violente da parte di folle inferocite in tutto il mondo. È evidente che la maggior parte di coloro che scatenano la violenza e conducono queste aggressioni in nome della propria religione non ha visto il film, e questo è un esempio di cieca isteria di massa. A questo c’è da aggiungere che ci sono molti individui e forze che tramano nell’ombra, che perseguono l’obiettivo di attizzare il fuoco dell’odio fra le religioni e di utilizzare questi pretesti per regolare i conti con gli Stati Uniti e in generale con l’Occidente. Al Qaeda e i resti di ex dittature sconfitte, così come i servizi segreti di potenze rivali, sono solo alcune di queste forze che agiscono nelle retrovie.

Come è possibile che un film tanto stupido e mal fatto possa portare alla violenza migliaia di persone?
I musulmani devono capire che ogni giorno attacchi simili, se non peggiori, vengono condotti in tutto il mondo contro Dio, Gesù, Maria, la Chiesa, il cristianesimo (su Internet, a Hollywood, nei media, nel mondo dell’arte, sui libri, ovunque), ma i veri credenti pur condannando questi insulti non scendono in strada per devastare e uccidere. E la sacralità della libertà di pensiero e di espressione in Occidente non viene compresa o apprezzata a sufficienza nel mondo islamico. I governi occidentali e le loro ambasciate sono i bersagli sbagliati verso i quali indirizzare la propria rabbia, anche se questa rabbia è giustificata. In ogni caso la violenza nel nome della religione fino al punto di uccidere non è mai giustificabile. Temo che queste scene di folle inferocite, con la loro violenza indiscriminata e insensata come reazione a ciò che percepiscono come un affronto alla loro religione, siano destinate a divenirci familiari negli anni a venire in tutto il mondo islamico.

È stata anche la settimana dell’ennesimo scontro a distanza fra il presidente Usa Barack Obama e il premier israeliano Benjamin Netanyahu sul nucleare. Israele attaccherà l’Iran?
Io penso proprio di no. La mia speranza è che le grandi potenze entrino in gioco al momento giusto, come hanno sempre fatto lungo la storia in questa parte del mondo, per concludere una specie di Grande Patto o accordo fra di loro sia sulla Siria che sull’Iran. Credo che la Russia e gli Stati Uniti stiano cercando di raggiungere una posizione di massima forza in modo da arrivare a negoziare subito dopo le elezioni presidenziali di novembre negli Usa. Se il presidente Obama verrà rieletto c’è una forte probabilità che si impegni in un accordo globale con i russi su entrambi i dossier.

E se venisse eletto Mitt Romney?
In questo caso l’incertezza è grande perché molti nei suoi ranghi di destra stanno ricorrendo al linguaggio delle minacce e della guerra assai più di quanto non stia facendo Obama, ed anche perché in tal caso la destra israeliana si sentirà più forte ed eserciterà pressioni per un’azione militare. Ma la mia impressione è che Obama abbia buone probabilità di essere rieletto e questo sarà senz’altro un risultato migliore per il Medio Oriente. L’attuale presidente non solo si è ritirato dall’Iraq e sta cercando di porre fine alla guerra in Afghanistan: quel che più conta è che non ha alcuna intenzione di intraprendere nuove guerre.

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