Questo libro è un frutto, minuscolo, dell’Anno clariano, che proprio in questi giorni va a chiudersi dopo aver celebrato l’ottavo centenario della consacrazione di santa Chiara d’Assisi e la conseguente nascita del secondo Ordine francescano. L’autore, un teologo cappuccino, si misura con il genere letterario del romanzo storico. Ma l'esito non convince fino in fondo.
(g.s.) – Questo libro è un frutto, minuscolo, dell’Anno clariano, che proprio in questi giorni va a chiudersi dopo aver celebrato l’ottavo centenario della consacrazione religiosa di santa Chiara d’Assisi, e la conseguente nascita del secondo Ordine francescano (le Clarisse).
L’autore è un teologo cappuccino, fra Gianluigi Pasquale, docente in varie istituzioni accademiche ecclesiastiche, studioso della mistica francescana e saggista particolarmente fecondo per quanto concerne san Pio da Pietrelcina.
Qui si misura con quella figura chiave del francescanesimo che è Chiara d’Assisi.
Lo scopo è di offrire ai lettori una biografia della Santa agile e accessibile a tutti, ma che consenta un primo approccio fedele alle fonti storiche e letterarie.
L’opera si propone così come un romanzo storico, articolato in 20, brevissimi, capitoli.
«L’intento – spiega fra Pasquale nell’Introduzione – è volto a creare quegli effetti che si percepiscono nei film a tre dimensioni. Facendo in modo che il lettore o la lettrice si sentano cooptati tra i personaggi perché “trasbordati” sul palcoscenico dell’Italia del secolo XIII, oppure perché coinvolti dal desiderio che il sogno di Chiara possa essere o diventare quello di ciascuno di noi».
L’obiettivo ci pare non pienamente centrato: la narrazione ha un periodare non sempre accattivante e le dimensioni contenute del libro non consentono un’approfondita immersione nella psicologia dei protagonisti.