Non solo la basilica della Natività di Betlemme. Vi sono altri 12 siti che le autorità palestinesi vorrebbero inclusi nel Patrimonio dell’Umanità protetto dall’Unesco, l’agenzia Onu competente in materia di istruzione, scienza e cultura. La lista delle candidature è andata crescendo nei primi sei mesi di quest'anno. Passiamola in rassegna.
(Milano/g.s.) – Non solo la basilica della Natività di Betlemme, con il percorso cittadino che i pellegrini seguono da secoli per raggiungerla. Vi sono altri 12 siti che le autorità palestinesi vorrebbero inclusi nel Patrimonio dell’Umanità tutelato dall’Unesco, l’agenzia Onu competente in materia di istruzione, scienza e cultura.
Li troviamo nella lista provvisoria che il governo dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) ha via via compilato nel primo semestre di quest’anno. Va ricordato che la Palestina è stata ammessa come Stato membro a pieno titolo dell’organismo internazionale il 23 novembre 2011, mentre ha ratificato l’8 dicembre scorso la Convenzione sulla protezione del Patrimonio mondiale, culturale e naturale dell’Umanità.
Come sappiamo, la basilica di Betlemme e parte del centro storico cittadino sono stati inclusi nel Patrimonio dell’Umanità in pericolo dal 29 giugno scorso. Diamo ora un’occhiata alle altre dodici candidature, di cui probabilmente l’Unesco si occuperà in futuro. Eccole:
• Gerico (sito archeologico di Tell es-Sultan), considerata la più antica e meno elevata città del Pianeta, posta com’è in una depressione a 258 metri sotto il livello del mare.
• Jebel er-Rumeideh, località che coinciderebbe con l’antica città di Hebron ed è situata poco a sud dell’attuale insediamento urbano che ospita la moschea/sinagoga che racchiude le tombe di Abramo, Isacco, Giacobbe e le rispettive consorti.
• Il monte Garizim e la comunità samaritana (che lo considera il suo luogo più sacro). Il monte, in realtà un colle di circa 500 metri, «svetta» non lontano da Nablus, in Cisgiordania (o Samaria secondo la toponomastica israelitica e biblica).
• Le grotte di Qumran e le vestigia del vicino complesso monastico in cui era insediata la comunità degli esseni, custodi dei rotoli del Mar Morto, venuti alla luce a metà del secolo scorso e ora conservati nel Museo di Israele, a Gerusalemme. L’area si trova nei Territori occupati della Cisgiordania, sulla sponda occidentale del Mar Morto, ma è dichiarata Parco nazionale dallo Stato di Israele.
• L’area semidesertica di El-Bariyah, posta tra Gerusalemme, Betlemme, Hebron e il Mar Morto. È considerata degna di tutela sia dal punto di vista naturalistico sia per gli antichissimi monasteri cristiani che vi sorgono ancora oggi e per siti archeologici di prima grandezza come l’Herodion.
• La città vecchia di Nablus e dintorni. Tell Balata, l’antica Sichem, è l’insediamento più antico della zona di Nablus. Citata più volte nell’Antico Testamento, Sichem era già menzionata come centro cananeo da testi e iscrizioni egizie del Diciannovesimo secolo a.C. I romani la distrussero e poco distante fecero sorgere Neapolis nel 72 d.C. Rimase rilevante anche in epoca bizantina e crociata.
• Tell Umm Amer (Tabatha), località costiera nella Striscia di Gaza, ospita le rovine del monastero di Sant’Ilario: due chiese, un cimitero, un battistero, un refettorio, una sala capitolare e una serie di infrastrutture e servizi. Sono stati riportati alla luce anche vari mosaici con motivi tratti dal regno animale e vegetale.
• Sabastiya. Del complesso archeologico di Sebaste, un tempo Samaria, abbiamo già parlato più volte anche su Terrasanta.net. È considerato luogo del sepolcro di san Giovanni Battista. Il suo recupero e la sua valorizzazione, anche a fini turistici, sono avvenuti in anni recenti e debbono molto al lavoro del compianto archeologo francescano fra Michele Piccirillo. I suoi collaboratori e l’ong Ats-Pro Terra Sancta ne hanno continuato l’opera dopo la sua scomparsa.
• Il sito archeologico di Anthedon, cha ha riportato alla luce le rovine del più antico porto che si conosca nella Striscia di Gaza.
• La foresta di Umm Al-Rihan, che circonda la città di Jenin ed è considerata il bacino di legname più ampio della Cisgiordania. Di proprietà pubblica, viene proposta come riserva naturale. È situata lungo le rotte degli uccelli migratori che trovano in essa un utile riparo.
• Le paludi costiere delimitate dal letto del Wadi Gaza, nell’omonima Striscia. Anche quest’area viene reputata un’oasi naturalistica degna di tutela per la sua importanza. Anch’essa rappresenta un luogo di rifugio e sosta per gli uccelli migratori.
• I terrazzamenti agricoli a sud di Gerusalemme, da tutelare come «paesaggio culturale», caratterizzato anche da sorgenti, antichi sistemi di irrigazione, siti di importanza archeologica e artistica. Se la candidatura venisse accolta questo sarebbe un sito pilota di una serie di località tutelate sotto l’insegna: «Palestina, terra di viti e ulivi».