Continuano, nonostante il pugno di ferro dei governanti e l'apparente normalità della vita quotidiana, i moti di protesta nella Penisola Arabica. In particolare recentemente vi sono state manifestazioni, arresti e alcune vittime tanto in Bahrein quanto in Arabia Saudita, dove sunniti e sciiti faticano a convivere.
(Milano/c.g.) – Continuano, nonostante il pugno di ferro dei governanti e l’apparente normalità della vita quotidiana, i moti di protesta nella Penisola Arabica. In particolare recentemente vi sono state manifestazioni, arresti e alcune vittime tanto in Bahrein quanto in Arabia Saudita, dove sunniti e sciiti faticano a convivere.
Il 9 luglio è stato arrestato Nabeel Rajab, guida del Centro per i diritti umani del Bahrein e leader dell’opposizione al regime sunnita. Rajab, che è uno degli organizzatori degli ultimi sedici mesi di proteste contro il primo ministro, lo sceicco Khalifa bin Salman, dovrà scontare tre mesi di carcere poiché, secondo la Bahrainy News Agency, è stato giudicato colpevole di aver «insultato» alcuni concittadini tramite messaggi su Twitter; in particolare, Rajab avrebbe accusato i cittadini della provincia di Muharaq di aver manifestato a favore del regime solo per interessi economici, mettendo in dubbio il loro patriottismo.
Tra gli accusatori di Rajab ci sarebbero anche alcuni militari in pensione e agenti dei servizi segreti. In Bahrein le proteste sono iniziate all’inizio del 2011 sulla spinta delle rivolte tunisine ed egiziane. La maggioranza sciita del Paese, che si sente marginalizzata dalla minoranza sunnita al potere, nel febbraio 2011 è scesa in piazza. A marzo, truppe dell’Arabia Saudita e dei Paesi del Golfo sono entrate in Bahrein in soccorso del regime in difficoltà e nel Paese è stato proclamato lo stato d’emergenza.
In Arabia Saudita, invece, è finita nel sangue una manifestazione a Qatif, città a maggioranza sciita situata sulla costa orientale del Paese. Secondo la Bbc, due manifestanti sono stati uccisi e diverse dozzine sono rimasti feriti, quando la polizia ha disperso la folla sparando sui manifestanti. La manifestazione si è svolta domenica 8 luglio ed era stata indetta per protestare contro l’arresto dello sceicco Nimr al-Nimr, definito dalla polizia saudita un «istigatore alla sedizione». Alcuni giorni fa, infatti, il religioso sciita avrebbe detto pubblicamente che sperava la sua uccisione o il suo arresto potesse generare «proteste per le riforme, la fine della discriminazione settaria che domina il Paese e il rilascio dei prigionieri politici».
Non è la prima volta che la gente scende in piazza nella città di Qatif. La prima manifestazione ebbe luogo nel marzo del 2011, di seguito all”occupazione del Bahrein da parte di truppe saudite, per sedare l’insurrezione sciita. Secondo l’agenzia France Presse, il regime iraniano ha espresso preoccupazione per le «azioni violente» delle forze di sicurezza saudite contro i manifestanti sciiti di Qatif. Nel 2009 lo sceicco Nimr aveva lanciato un appello per la separazione dall’Arabia Saudita della provincia di Qatif e del provveditorato di Al Ishaa, regioni a maggioranza sciita, con la proposta di annetterli al Bahrein.