Precipita drammaticamente il conflitto siriano. Il ministro degli Esteri iracheno, Hoshyar Zebari, ha denunciato l’esistenza di un flusso di combattenti di al Qaeda che raggiunge la Siria attraverso il confine iracheno. Ma sembra ormai documentato il ricorso ai bambini soldato e il massiccio impiego di armi straniere. E si parla di decine di centri di tortura.
(Milano/c.g.) – Precipita drammaticamente il conflitto siriano. Il ministro degli Esteri iracheno, Hoshyar Zebari, ha denunciato l’esistenza di un flusso di combattenti di al Qaeda che raggiunge la Siria attraverso il confine iracheno. «Abbiamo informazioni sicure di questo» ha dichiarato Zebari ad Al Jazeera, dicendosi preoccupato del fatto che «gruppi terroristici stiano mettendo radici nei Paesi vicini». La presenza di terroristi di al Qaeda in Siria pare confermata anche dall’Onu: infatti, il segretario generale, Ban Ki-moon, recentemente ha dichiarato di credere che i due attentati suicidi che hanno lasciato sul terreno 55 morti e 372 feriti a Damasco all’inizio di maggio, siano imputabili proprio ad al Qaeda.
Oltre a cellule terroristiche straniere, in Siria continuano a riversarsi in modo incontrollato anche ingenti quantità di armi, rendendo lo scontro sempre più sanguinoso. Il giornale svizzero Sonntagzeitung ha pubblicato nei giorni scorsi una foto, scattata nella città di Marea, a nord di Aleppo a fine giugno, da un reporter al seguito dei ribelli armati. Nella foto si riconosce una granata di fabbricazione svizzera, illegalmente in dotazione ai miliziani. Pur dichiarando di non sapere come possano essere arrivate le granate in Siria, le autorità svizzere hanno deciso immediatamente di bloccare l’esportazione di armi verso gli Emirati Arabi Uniti. Secondo il dipartimento federale degli Affari economici svizzero, in passato oltre 225 mila granate sono state vendute alle forze armate degli Emirati. «Prendiamo molto seriamente questo episodio – ha dichiarato Antje Baertschi, portavoce del segretariato di Stato per gli affari economici della Federazione elvetica, in un’intervista all’agenzia France Presse (Afp) -. Lo scorso anno, infatti, è accaduto qualcosa di molto simile in Libia, quando un giornalista ha dimostrato che i ribelli libici avevano munizioni svizzere in dotazione. Si trattava di materiale venduto da un’azienda svizzera al Qatar, che si era però impegnato a non esportarle in nessun caso».
Oltre alla presenza di cellule terroristiche e al palese traffico illegale di armi, un’altra spia di come la situazione stia degenerando è la presenza di bambini soldato nelle file dei ribelli. Una troupe dell’Afp lo scorso 28 giugno ha girato alcune immagini al Krak dei Cavalieri, il celebre castello crociato che sorge a metà strada tra Damasco e Aleppo, fino al 2010 visitato da decine di migliaia di turisti. Oggi intorno al monumento si combatte e le immagini girate da Afp mostrano un ragazzo di non più di 14 anni, armato di kalashnikov, impegnato assieme ai miliziani anti-regime.
Alla gravità di quanto avviene tra le fila dei ribelli si aggiunge la notizia di un rapporto della ong internazionale Human Rights Wacht che il 3 luglio ha denunciato l’esistenza di 27 centri di tortura gestiti dai servizi segreti siriani e attivi dal marzo 2011. Il rapporto, basato sulla testimonianza di oltre 200 vittime di tortura, rivela i metodi disumani di accanimento adottati dagli uomini di Bashar, oltre alla precisa dislocazione dei centri stessi, e sembra essere un credibile atto d’accusa contro il regime alawita.