Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia

Il Tempio all’epoca di Gesù

padre Eugenio Alliata ofm
17 luglio 2012
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A Gerusalemme, sotto il recinto islamico dell’Aqsa, patrimonio anch’esso culturale, religioso e umano di grandissima importanza, si nasconde uno dei più celebrati monumenti dell’epopea biblica: il Tempio di Salomone, detto anche il Primo Tempio, e quello di Zorobabele, chiamato il Secondo Tempio. Ma la storia, se vogliamo ancora più complicata coinvolge distruzioni, restauri, ricostruzioni e modifiche numerose. Lo storico ebreo Giuseppe Flavio, scrivendo al termine del I secolo, ci ha lasciato una viva descrizione tanto dei lavori di costruzione quanto dell’aspetto finale del monumento prima che fosse distrutto, con la città, a conclusione della rivolta  contro Roma tra il 66 e il 70 d.C.

L’ultima ricostruzione fu quella intrapresa da Erode il Grande «nel diciottesimo anno del suo regno» cioè nel 22 a.C. (Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche, 15,11,1) Dai Vangeli sappiamo che i lavori avevano preso un tempo considerevole: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni, e tu in tre giorni lo farai risorgere? (Giovanni 2,20)» ed  era costruito con pietre di grande bellezza da suscitare ammirazione estatica negli osservatori: «Maestro, guarda che pietre e che costruzioni!» (Marco 13,1), dicono i discepoli a Gesù. Ancora da Giuseppe Flavio siamo informati che al tempo di Agrippa II (circa 62-64 d.C.) 18 mila operai, rimasti senza lavoro per la conclusione dell’opera, furono impiegati nella pavimentazione delle strade (Antichità giudaiche, 20,9,7).

A ogni buon osservatore è del tutto evidente che molte strade antiche di Gerusalemme venute alla luce negli scavi, in particolare quelli condotti nelle immediate vicinanze dei muri del Tempio, appaiono come nuove. I segni degli strumenti di lavoro ancora spiccano chiaramente sulle superfici piane delle pietre, per nulla consumate dall’uso, ciò che non fa meraviglia essendo state poste in opera pochissimi anni prima della fine della città (70 d.C.). I lavori erano durati in tutto quasi un secolo.

Proprio quest’anno è stata comunicata dall’Autorità archeologica israeliana (Iaa) una interessante scoperta che aiuta a precisare assai meglio a che punto si trovava lo stato dei lavori di costruzione del Tempio all’epoca della predicazione di Gesù, intorno agli anni 27-30 d.C. All’esterno dell’angolo sud-occidentale del recinto sacro, in corrispondenza del cosiddetto «Arco di Robinson», il professor Ronny Reich dell’Università di Haifa ed Eli Shukron della Iaa hanno condotto profondi sondaggi che hanno raggiunto i livelli di fondazione del grande muraglione corrispondente all’estensione «erodiana» del recinto, in linea con il Muro Occidentale o «Muro del Pianto».

In questo luogo una parte abitativa della città antica ha dovuto essere sacrificata al nuovo progetto d’ingrandimento del Tempio; in particolare è stato identificato un bagno rituale ebraico che ha dovuto essere colmato di detriti prima di deporre attraverso di esso le grandi pietre della nuova muratura. Tra gli oggetti raccolti dagli archeologi nella ripulitura di questo bagno ci sono alcune monete, quattro delle quali sono state identificate dal capo del Gabinetto numismatico della Iaa, Donald Ariel, come pertinenti ad una serie emessa dal procuratore romano Valerio Grato nel 17-18 d.C. S’impone dunque come conseguenza che questa parte dell’opera non possa essere antecedente a questa data. Risulta in questo modo difficile che Gesù Cristo, nel corso delle sue varie salite a Gerusalemme, abbia potuto vedere questa parte dell’opera prossima alla conclusione. Una ricostruzione corretta della Gerusalemme «del tempo di Gesù» dovrà rappresentare d’ora in avanti questo tratto di muro piuttosto come ancora «in costruzione».

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