Nelle prossime ore il Comitato per il Patrimonio mondiale dell’Umanità voterà sulla richiesta dell’Autorità Nazionale Palestinese di includere la basilica della Natività di Betlemme nella lista dei siti riconosciuti e protetti dall’Unesco. Il voto ha risvolti diplomatici non secondari e un esito non scontato.
(Milano) – Questo pomeriggio, o al più tardi domani, il Comitato per il Patrimonio mondiale dell’Umanità metterà ai voti la richiesta dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) di includere la basilica della Natività di Betlemme nella lista dei siti riconosciuti e protetti dall’Unesco, l’agenzia delle Nazioni Unite per l’istruzione, la scienza e la cultura.
Il tema è tra quelli all’ordine del giorno della 36.ma sessione del Comitato, inaugurata domenica scorsa, 24 giugno, a San Pietroburgo (Russia) e destinata a chiudersi il prossimo 6 luglio.
La decisione non è puramente tecnica. È anzi rivestita di risvolti politico-diplomatici di un certo rilievo nella cornice dell’annoso conflitto israelo-palestinese.
Oggi come oggi l’Unesco è l’unico organismo della galassia delle Nazione Unite del quale la Palestina è membro a pieno titolo (a partire dal 23 novembre 2011), benché essa non sia ancora uno Stato sovrano. Mesi fa l’ammissione tra gli Stati membri fu una vittoria diplomatica che risarcì in parte il presidente dell’Anp Mahmoud Abbas (noto anche come Abu Mazen) per la sconfitta incassata al Consiglio di sicurezza Onu, dove l’iter per l’ammissione della Palestina tra i membri a pieno titolo delle Nazioni Unite è stata bloccata.
In seno all’Unesco la Palestina ha tutte le prerogative degli altri membri, inclusa quella di candidare monumenti o luoghi inclusi nel proprio territorio ad essere riconosciuti e tutelati come Patrimonio dell’Umanità. Abu Mazen ci ha tenuto a cominciare subito dal luogo probabilmente più famoso di tutta la Cisgiordania: Betlemme, la città natale di Gesù, in special modo cara ai cristiani di tutto il mondo.
Il governo dell’Anp propone all’Unesco di estendere il suo ombrello protettivo sulla basilica della Natività, ma anche sull’itinerario percorso dai pellegrini dall’ingresso in città fino alla piazza della Mangiatoia. Non solo, la candidatura è stata presentata con procedura d’urgenza, come a dire che occorre intervenire presto per salvaguardare un sito la cui integrità è a rischio.
Con questa iniziativa, le autorità palestinesi affermano implicitamente di voler esercitare i diritti di uno Stato sovrano su una porzione del proprio territorio e di vedersi riconoscere come uniche legittime interlocutrici in materia.
Dal canto suo, il governo di Israele – spalleggiato da quello degli Stati Uniti – cerca di contrastare il passo palestinese. In primo luogo perché ribadisce che uno Stato di Palestina propriamente detto ancora non esiste e potrà nascere solo come frutto di un accordo bilaterale israelo-palestinese. Inoltre Israele ha sempre contestato come incongrua la decisione dell’Unesco di riconoscere lo statuto di membro a un’entità, come quella palestinese, che non gode dello stesso status in seno all’Organizzazione internazionale suprema (l’Onu).
Nei giorni scorsi i diplomatici hanno giocato tutte le loro carte e tra poche ore vedremo l’esito della sfida. Tecnicamente i palestinesi partono in posizione di svantaggio. Tra i documenti di lavoro dell’assemblea di San Pietroburgo c’è infatti una bozza di decisione che propone di respingere la richiesta palestinese perché il sito di Betlemme non è considerato a rischio e dunque non occorre la procedura d’urgenza. Il governo dell’Anp viene sollecitato a ripresentare l’istanza in futuro seguendo la procedura ordinaria. La bozza agli atti – probabilmente gradita agli israeliani – esorta anche le autorità palestinesi a non considerare la candidatura del sito di Betlemme come la prima di una lista di altri luoghi riferibili alla nascita e alla vita di Gesù.
Chiaramente Abu Mazen e i suoi auspicano che il Comitato non tenga conto della bozza di decisione e che invece accolga la richiesta palestinese.
La decisione verrà presa a maggioranza dei due terzi dei membri presenti e votanti (gli astenuti sono considerati non votanti). Attualmente i 21 Stati membri del Comitato chiamati ad esprimersi sono: Algeria, Cambogia, Colombia, Emirati Arabi Uniti, Estonia, Etiopia, Francia, Germania, Giappone, India, Iraq, Malaysia, Mali, Messico, Qatar, Russia, Senegal, Serbia, Sud Africa, Svizzera, Thailandia.
Secondo la stampa israeliana, nei giorni scorsi i diplomatici palestinesi si mostravano ottimisti: calcolando astensioni e voti a favore, la basilica di Betlemme e l’itinerario dei pellegrini potrebbero essere accolti nella lista dei siti Patrimonio dell’Umanità.
Consapevoli di tutti i risvolti della questione, le autorità religiose titolari della basilica della Natività (greco-ortodossi, armeni e francescani per la Chiesa cattolica latina) hanno cercato di tenersi il più possibile fuori dai giochi. Univoca e chiara la loro posizione: manteniamo i Luoghi Santi cristiani lontano da ogni strumentalizzazione.