Un possibile scempio ambientale, destinato a minarne l’equilibrio naturale e il significato religioso, si sta abbattendo su Ein Karem, villaggio di quasi 4.000 abitanti delle colline della Giudea (Israele), a soli 12 chilometri dal centro storico di Gerusalemme. Un vivace comitato di cittadini cerca di opporsi...
(Milano) – Un possibile scempio ambientale, destinato a minarne l’equilibrio naturale e il significato religioso, si sta abbattendo su Ein Karem, villaggio di quasi 4.000 abitanti delle colline della Giudea (Israele), a soli 12 chilometri dal centro storico di Gerusalemme.
Qui il piano regolatore approvato dalla municipalità sta permettendo la costruzione di nuovi edifici, dove accogliere nuove famiglie di residenti, verosimilmente attratte dalla mitezza del clima e dalla bellezza del luogo. Bellezza tuttavia già compromessa dal sorgere dei primi fabbricati, eco-mostri giganteschi, che risultano un pugno in un occhio per le piccole abitazioni tipiche della zona, quasi tutte case basse con giardino, e per il paesaggio fatto di vigneti, orti e dolci colline, da anni sfondo predominante di questo villaggio di rilevanza biblica.
Sì, perché qui due chiese – quella della Visitazione e quella di San Giovanni Battista – rimandano all’episodio della visita della Madonna all’amata cugina Elisabetta, incinta di Giovanni Battista, e al marito Zaccaria. Episodio di cortesia, di amore parentale; di grande armonia tra due donne, predestinate a cambiare le sorti dell’umanità.
In un luogo così simbolico decine di migliaia di pellegrini ogni anno vengono per conoscere e per pregare, aiutati anche dall’atmosfera particolarmente raccolta di Ein Karem. Qualche ristorantino, un piccolo mercato di oggetti religiosi, una buonissima pasticceria artigianale vicino alla chiesa del Battista, dove si può gustare un ottimo caffè espresso: un ambiente sobrio e raccolto, che da sempre accoglie il pellegrino, e che da ora potrebbe venire minacciato da edifici a impatto ambientale altissimo.
Ma gli abitanti di Ein Karem, insieme a molti altri, israeliani ma anche stranieri, con una marcata sensibilità verso la ricchissima storia religiosa del proprio Paese, si sono attivati per costituire un comitato di liberi cittadini a favore della preservazione di questo antico villaggio, dei suoi monumenti e soprattutto della sua atmosfera ospitale proprio perché poco invasiva: ripetute manifestazioni, l’apertura di una pagina su Facebook (Save Ein Karem), la sensibilizzazione sui mass media hanno avuto il merito di far conoscere questa situazione incresciosa anche all’estero; ma non sono ad oggi riusciti a fermare l’azione distruttrice di un piano regolatore unicamente ispirato da logiche di speculazione edilizia.
«Non siamo pregiudizialmente contro la costruzione di nuove abitazioni, ormai inevitabile, visto il numero crescente della richiesta da parte di nuovi cittadini. Ma suggeriamo, anzi pretendiamo, il rispetto dell’ambiente e della spiritualità religiosa, ottenibile unicamente costruendo abitazioni basse ed esteticamente in sintonia con lo stile di Ein Karem, ormai da secoli consolidato e improntato a un impatto ambientale moderato», dice Meital, una giovane studentessa, tra gli attivisti più costanti nel sostenere la causa di questo antico villaggio, indissolubilmente legato alla storia della fede cristiana.