Una delle armi con cui si combatte la guerra civile siriana è l’informazione. In Siria e Libano le tivù si schierano e qualcuna viene presa d'assalto, come ieri a Damasco, dove l'attacco a un emittente televisiva ha provocato altri morti. Intanto l'emissario dell'Onu, Kofi Annan, avanza una nuova proposta per metter fine al conflitto.
(Milano/c.g.) – Una delle armi con cui si combatte la guerra civile siriana è l’informazione. E questo è vero, oltre che nella stessa Siria, anche nel vicino Libano, il Paese del Medio Oriente che vanta la tradizione più solida in fatto di tivù satellitari e reti televisive private.
L’episodio più grave di questa «guerra dell’etere» è avvenuto ieri, mercoledì 27 giugno, quando è stata presa d’assalto la rete satellitare filo-governativa al-Ikhbariya a Damasco, dove è poi esploso anche un ordigno che ha causato almeno sette morti. Lo ha denunciato il ministro siriano dell’Informazione, Omran al-Zoubi, attribuendo l’attacco a milizie armate avversarie del regime di Bashar al Assad.
In Libano l’11 giugno ha iniziato a trasmettere a Beirut la tivù satellitare Al Mayadeen, con l’obiettivo dichiarato di fare da contraltare alle televisioni del Golfo Arabico, Al Jazeera e Al Arabiya, avversarie del presidente siriano Assad. Secondo alcuni giornalisti libanesi i finanziatori di Al Mayadeen potrebbero essere siriani o iraniani, vicini al regime di Damasco. Il direttore della nuova emittente libanese è Ghassan bin Jiddo, giornalista noto per essersi dimesso da Al-Jazeera in polemica con la linea politica della tivù sulla primavera araba. Di segno opposto, invece, secondo quanto riferisce Al Arabiya, è la scelta del giornalista americano Max Blumental, che il 22 giugno si è dimesso dal sito di informazione libanese Al Akhbar, in disaccordo con la linea editoriale del media schierato a difesa del regime siriano.
Intanto la situazione in Siria continua a rimanere disastrosa. La tivù di Stato oggi ha annunciato che una bomba è esplosa di fronte al Palazzo di Giustizia di Damasco. L’unico spiraglio di luce arriva dalla proposta presentata ieri dall’inviato dell’Onu e della Lega araba, Kofi Annan, che immagina la creazione a Damasco di un governo di transizione con membri delle parti in conflitto. L’idea, che sembra incontrare anche i favori dei più strenui alleati internazionali di Assad (Russia e Cina), verrà discussa sabato 30 giugno a Ginevra.