Non hanno dubbi i vescovi cattolici di Terra Santa: il Vaticano non deluderà i palestinesi riguardo a Gerusalemme Est. Lo si legge in un comunicato pubblicato ieri sera, 12 giugno, dall'Assemblea degli Ordinari cattolici di Terra Santa a margine dei negoziati di carattere finanziario ed economico tra Santa Sede e governo israeliano.
(Milano/g.s.) – Non hanno dubbi i vescovi cattolici di Terra Santa; il Vaticano non deluderà i palestinesi riguardo a Gerusalemme Est: «Noi, Chiesa locale, siamo certi e dichiariamo che la Santa Sede non ha cambiato e non cambierà la sua posizione per quanto riguarda lo “status” di Gerusalemme». Lo si legge in un comunicato, a margine dei negoziati di carattere finanziario ed economico tra Santa Sede ed Israele, diffuso ieri a nome dell’Assemblea degli ordinari cattolici di Terra Santa (Aocts), dal suo presidente, il patriarca latino, mons. Fouad Twal e dal predecessore, e attuale presidente della commissione Giustizia e Pace dell’Aocts, mons. Michel Sabbah.
Il testo ricorda che Vaticano e governo di Israele stanno lavorando a un accordo da una decina d’anni e che siamo ormai alle battute finali. Redatto in arabo e in francese, e poi tradotto in altre lingue, il breve comunicato menziona un chiarimento già fornito il mese scorso da mons. Dominique Mamberti, che nella Curia romana è responsabile per le relazioni con gli Stati. Scriveva il presule: «La Chiesa, con particolare attenzione alle questioni fiscali, chiede a Israele di trattare queste istituzioni in modo equo, ovunque lo Stato di Israele eserciti di fatto la sua autorità, senza determinare se lo fa in quanto Stato sovrano o Stato occupante, e quindi senza entrare nell’aspetto politico della questione».
Un concetto espresso in termini più chiari ieri anche dal sottosegretario mons. Ettore Balestrero in un’intervista a Radio Vaticana.
Anche i vescovi di Terra Santa fanno coro con Roma e terminano la loro dichiarazione del 12 giugno con queste parole: «L’accordo previsto, pertanto, si riferisce esclusivamente a misure di carattere economico e fiscale, e non intende in alcun modo operare dei cambiamenti riguardanti lo “status” di Gerusalemme, e tanto meno lo “status” di Gerusalemme Est occupata».