Il massacro di più di 100 civili siriani, inclusa una quarantina di bambini, venerdì scorso a Hula, in Siria, ha suscitato una nuova ondata di critiche al regime del presidente Bashar al-Assad. Condanna dal Consiglio di sicurezza dell'Onu. Dolore e speranza nelle parole del nunzio apostolico, mons. Mario Zenari, raggiunto al telefono da Terrasanta.net.
(Roma) – Il massacro di più di 100 civili siriani, inclusa una quarantina di bambini, lo scorso venerdì nell’area centro-occidentale di Hula ha suscitato una nuova ondata internazionale di critiche al regime del presidente Bashar al-Assad. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dopo una riunione di emergenza svoltasi ieri a New York, ha espresso condanna nei confronti delle forze governative per i bombardamenti sulle aree residenziali, denunciando che le atrocità violano la risoluzione per il cessate il fuoco espressa dallo stesso Consiglio. E tuttavia nel comunicato emesso al termine della seduta non si legge un’esplicita censura al governo per le atrocità.
Damasco ha fermamente respinto le accuse che gli imputano il massacro e c’è chi chiede indagini approfondite prima di condannare il regime. «Nessuno vuole assolvere il governo o i ribelli, ma è necessario capire come si sono svolti i fatti, per evitare che si ripetano ancora», ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov.
L’Onu reputa che oltre 9 mila persone siano state uccise dall’inizio delle rivolte, nel marzo 2011. Nella mattinata di oggi, secondo alcune notizie, le truppe siriane avrebbero bombardato alcuni quartieri della città di Hama, facendo almeno 24 vittime. Intanto in giornata è arrivato a Damasco l’inviato dell’Onu e della Lega araba, Kofi Annan, che ha in programma di incontrare il presidente Bashar al-Assad e il comandante degli osservatori Onu, il generale Robert Mood. Il massacro di Hula ha però messo nuovamente in dubbio la possibilità che il piano Annan sia in grado di porre fine al conflitto intestino in corso in Siria.
Alla ricerca di maggiori informazioni sulla situazione, Terrasanta.net questa mattina ha raggiunto al telefono il nunzio apostolico in Siria, mons. Mario Zenari. Il diplomatico pontificio immagina i cristiani di Siria come un ponte tra le opposte fazioni e ritiene che la dottrina sociale della Chiesa potrebbe offrire al Paese i principi su cui fondare una nuova Siria.
Signor nunzio, quali sono le sue reazioni davanti al massacro avvenuto a Hula venerdì scorso?
Sono molto addolorato. Non possiamo tollerare che vengano uccisi dei bambini. Ogni giorno ci arrivano notizie di persone uccise, ma vedere dei bambini massacrati è straziante. Speriamo che la missione di osservatori Onu sia in grado di individuare i responsabili di queste atrocità, e speriamo a preghiamo anche perché ne possa emergere una reazione positiva invece di nuovi atti di rappresaglia. Occorre interrompere il ciclo delle vendette e incoraggiare la riconciliazione. Prego perché le persone di buona volontà diano vita a un’azione positiva. In molti dicono di non poter sopportare questo genere di cose. Allora lavoriamo per la riconciliazione e la pace. Questo è il mio augurio e la mia preghiera.
In che modo lei sta interagendo con il governo? Sta tentando di persuaderli a fermare la violenza?
Naturalmente, in qualità di rappresentante della Santa Sede, di tanto in tanto ho l’opportunità di esprimermi, ma il problema non di facile soluzione. Dobbiamo pregare e incoraggiare i fedeli cristiani a farsi visibili con quella presenza e quella carità che ci sono proprie. Auspico che i cristiani locali onorino il compito di essere ponte tra le diverse comunità e di cercare di perseverare in questo messaggio di riconciliazione.
Nei mesi scorsi abbiamo parlato con vari vescovi siriani. In genere erano su posizioni favorevoli al regime Assad. È ancora così?
Non posso rispondere a questa domanda. Sono questioni molto complesse che non è possibile delineare in poche parole.
Cosa pensa che debba succedere adesso? Si renderà necessario un intervento internazionale?
Questa è un’altra domanda a cui non voglio rispondere per via della sua complessità.
Nutre ancora la speranza che la situazione possa mutare in breve tempo?
Naturalmente sono convinto che ogni uomo e donna di buona volontà debba fare del suo meglio, in vista di una nuova Siria. Ciò vale anche per i cristiani, che dovrebbero agire secondo i propri princìpi. Sulla scorta della dottrina sociale della Chiesa, ne sono convinto, noi avremmo buone proposte per l’edificazione di una Siria rinnovata.
Tra i cristiani c’è chi ha già lasciato la Siria. Lei è in grado fornire delle cifre in proposito?
Non dispongo di dati a riguardo, ma credo che fino ad oggi siano partiti in pochissimi.