Dal mese scorso anche il Museo di Israele è entrato a far parte del progetto Google Art, lanciato nel febbraio 2011 dal celebre marchio statunitense. L’iniziativa coinvolge attualmente 151 musei da 40 Paesi del mondo. Dal bacino mediorientale aderiscono per il momento solo il museo israeliano e due istituzioni del Qatar.
(Milano/g.s.) – Dal 3 aprile scorso anche il Museo di Israele, di Gerusalemme, è entrato a far parte del progetto Google Art, lanciato nel febbraio 2011 dal celebre marchio statunitense, tra i più noti protagonisti della Rete.
L’iniziativa coinvolge attualmente 151 musei da 40 Paesi del mondo. Dal bacino mediorientale aderiscono per il momento solo il museo israeliano e due istituzioni del Qatar. Complessivamente chi accede al sito del Progetto può vedere da vicino, sia pure virtualmente, oltre 30 mila tra reperti archeologici ed opere d’arte d’ogni epoca. Ognuna può essere osservata ingrandendo la fotografia ad alta risoluzione che la rappresenta, per esaminare i particolari più minuti. Ciascun utente può poi creare una propria «galleria privata» assemblando opere di suo gusto esposte in varie parti del mondo.
Naturalmente ogni museo mette a disposizione online soltanto una selezione delle sue collezioni. Nel caso del Museo di Israele sono 520 i reperti esposti sulla piattaforma offerta da Google (e visualizzati al meglio con browser come Chrome o Mozilla Firefox). Si va da manufatti di civiltà mediorientali pre-cristiane, a monili od oggetti liturgici tipici del giudaismo, fino alle opere di pittori e scultori moderni noti (Cezanne, Monet, Gauguin…) e meno noti.
Il connubio tra il Museo di Israele e Google ha già dato vita lo scorso anno a un progetto unico al mondo: la digitalizzazione e pubblicazione dei Rotoli del Mar Morto, rinvenuti a Qumran nel secolo scorso e custoditi in un padiglione del Museo appositamente costruito. Gli esperti della materia hanno così a disposizione sulla propria scrivania un materiale prima d’ora non così accessibile.