Le relazioni tra la comunità dei cristiani maroniti e la Santa Sede, a cui essi sono legati da sempre, storicamente si è giovata anche della presenza e dell’azione dei frati minori in Terra Santa. Il volume I francescani e i maroniti (1233-1516) mette in luce come «il ruolo che i francescani hanno svolto per sostenere il continuo attaccamento della comunità maronita alla fede cattolica e romana sia stato estremamente attivo, efficace e di rilievo».
(g.s.) – Le relazioni tra la comunità dei cristiani maroniti e la Sede apostolica romana, a cui essi sono legati da sempre, storicamente si è giovata anche della presenza e dell’azione dei frati minori di Terra Santa.
L’autore del volume I francescani e i maroniti (1233-1516), anch’egli frate minore, ci spiega che «il ruolo che i francescani hanno svolto per sostenere il continuo attaccamento della comunità maronita alla fede cattolica e romana è stato estremamente attivo, efficace e di rilievo» e che «i francescani non avrebbero potuto assolvere a tale ruolo se non avessero trovato accoglienza e condivisione fruttuosa e costruttiva da parte dei maroniti».
Queste pagine accolgono solo una parte del decennale lavoro di ricerca di fra Noujaim, che spera di poter pubblicare presto due parti ulteriori, ma auspica soprattutto che i percorsi di ricerca da lui dischiusi possano essere seguiti e approfonditi da altri studiosi.
Seguendo le orme e gli ammaestramenti di san Francesco d’Assisi, i francescani giunsero sulle sponde sud-orientali del Mediterraneo già nel Tredicesimo secolo, all’indomani della fallimentare stagione delle Crociate.
Ben presto aprirono conventi nelle principali città del litorale e dell’entroterra in Libano, Siria e Palestina, curandosi del bene delle comunità cristiane locali e rimanendo in tutto «obbedienti e sottomessi» alle legittime autorità ecclesiastiche locali, oltre che alla Sede di Pietro.
Nel Medio Oriente del Quattordicesimo secolo, i frati si rivolsero in un primo tempo alla Chiesa ortodossa, nella speranza di riconciliarla con Roma, poi dedicarono molte attenzioni alla comunità maronita, nell’intento di sventare ogni suo eventuale allontanamento dalla piena comunione cattolica.
In un’epoca già caratterizzata dal predominio musulmano (e dal conseguente arroccamento dei maroniti nelle zone montuose dove potevano meglio auto-tutelarsi) i figli di san Francesco «non si accontentarono di visitare i maroniti nei loro nascondigli disseminati fra la montagne e nelle valli e di arrampicarsi lungo i loro impervi sentieri – scrive l’Autore –. Anzi. Vissero in mezzo a loro, condividendo le ristrettezze di vita, l’umiliazione dell’occupazione, con loro soffrirono e insieme patirono disagi e oltraggi per confermarli nella fede e rafforzare le relazioni con la Sede apostolica».
In definitiva, rimarca fra Noujaim, i francescani «furono per davvero gli intermediari tra i maroniti del Monte Libano e la Sede apostolica di Roma». Quest’opera si propone di illustrarlo nei dettagli, «esponendo gli albori di questi contatti e le diverse missioni svolte dai delegati francescani tra il 1233 e il 1615».