Come succede molto spesso, anche quest'anno i giorni del Triduo Pasquale cristiano e della festa di Pesach, la Pasqua ebraica, si intrecciano. Stavolta proviamo a vivere questa coincidenza di date, colma di memorie dolorose, ascoltando le parole di Eva Sendler, la vedova del rabbino ucciso poche settimane fa a Tolosa insieme con due dei suoi figli.
Come succede molto spesso, anche quest’anno i giorni del Triduo Pasquale cristiano e della festa di Pesach, la Pasqua ebraica, si intrecciano. Stavolta, però, la coincidenza è particolarmente suggestiva: oggi è il Venerdì Santo e contemporaneamente per il mondo ebraico è il 14 (del mese di) Nisan. Quindi questa sera, proprio mentre in tante parrocchie si vivrà il rito della Via Crucis, in tutte le case ebraiche si celebrerà il seder, la cena pasquale attraverso cui si fa memoria della liberazione dall’Egitto.
L’accostamento è molto forte, perché per la memoria degli ebrei il Venerdì Santo è il giorno per eccellenza dell’antigiudaismo: era il giorno in cui a loro veniva imputata la colpa di «deicidio». E fino alla riforma voluta da Giovanni XXIII in tutte le chiese si pregava per la conversione «dei perfidi giudei». Oggi sappiamo che lo sguardo della Chiesa cattolica nei confronti del popolo ebraico è ben diverso, come provano le parole stesse della liturgia della Passione di Gesù. Ma il Venerdì Santo resta comunque un giorno a rischio di incomprensione tra cristiani ed ebrei, come anche alcune polemiche di anni recenti hanno dimostrato.
Perché, allora, non provare a vivere questa coincidenza tra il Venerdì Santo e il 14 Nisan caricandola di un significato particolare? Perché non provare a mettere al centro di questa giornata il filo rosso che lega la liberazione dall’Egitto a quell’altra liberazione che la morte di Gesù sulla croce annuncia? Ed è proprio pensando a tutto questo che mi è venuto alla mente un personaggio che forse ci può aiutare come nessun altro in questo giorno. Penso alla figura di Eva Sandler, la moglie del rabbino di Tolosa che nella recente strage compiuta in Francia da un estremista musulmano, oltre al marito ha perso anche due suoi figli. Perché non provare a far entrare anche il suo immenso dolore, oggi, nel nostro Venerdì Santo? E insieme a quello perché non abbracciare anche la straordinaria testimonianza di fede che questa donna ha voluto offrire? Dalla sua bellissima lettera (che vi invito a leggere per intero nel link qui sotto) riprendo solo il passaggio più forte: “Per favore – ha scritto Eva Sandler all’indomani di quella tragedia – aumentate la luce nel mondo tramite l’accensione dei lumi di Shabbat questo e ogni venerdì sera. Per favore, anticipate un po’ l’orario pubblicato per aumentare ancora i momenti di santità nel mondo. Si avvicina la festa di Pesach. Per favore, invitate un’altra persona nelle vostre case per far sì che tutti abbiano un posto ad un Seder per celebrare la festa della nostra libertà. Assieme al ricordo amaro delle difficoltà in Egitto tanti anni fa, raccontiamo ancora quanto “in ogni generazione si sono messi contro di noi per annientarci”. E tutti insieme annunceremo con voce alta e chiara: “D-o ci salva dalle loro mani”. Lo spirito del popolo ebraico non può mai essere spento, il suo legame con la Torah e le mitzvòt non potrà mai essere distrutto. Che sia la volontà di D-o che da questo momento in poi conosceremo solo la gioia».
Aumentiamo la luce e prolunghiamo i momenti di santità nel mondo di oggi: questa è la Pasqua che invita a vivere Eva Sandler. Un percorso lungo il quale – come scrivono anche gli ordinari cattolici della Terra Santa nel loro messaggio augurale in occasione di Pesach – cristiani ed ebrei possono davvero fare tanta strada insieme.
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