Hania, quando la musica e il canto diventano occasione di liberazione
Sguardo luminoso e piglio volitivo quello di Hania Soudah Sabbara, direttrice accademica dell’Istituto musicale Magnificat di Gerusalemme e direttrice del coro omonimo. Nata 45 anni fa tra le mura della città vecchia, nel quartiere cristiano, è stata «cullata dai suoni delle campane», come lei stessa ricorda. La sua passione per la musica nasce prestissimo. Hania, che frequenta la parrocchia di San Salvatore, viene notata da uno dei francescani, padre Folli, che la convince a studiare musica alla Ruben Academy di Gerusalemme, dove si diploma in didattica della musica. Nel frattempo comincia a far servizio per il coro di San Salvatore e ne assume la direzione a soli 16 anni.
Da allora Hania non ha mai smesso di dirigere questa corale, ormai celebre e spesso inviata a fare concerti all’estero: «La direzione del coro resta per me un’attività di volontariato a cui mi dedico con tanta passione, anche grazie al sostegno di mio marito e della mia famiglia». Sposata e madre di tre figli, anch’essi avviati alla musica (una pianista, un violinista e una violoncellista), Hania si divide tra il volontariato musicale e il lavoro all’Istituto Magnificat che ha visto nascere insieme a padre Armando Pierucci: «È il primo istituto musicale in tutta la Palestina, ne sono orgogliosa, soprattutto come donna, perché la maggioranza delle insegnanti e delle allieve sono donne; qui non ci sono muri; lavorano insieme ebrei, arabi, olandesi, italiani… un miracolo di armonia! Da noi al Magnificat nessuno chiede di che religione sei, a che popolo appartieni».
Che cosa sogna oggi Hania? «Non vedo l’ora che tanti nostri allievi conseguano il diploma musicale e che questo tipo di studi si diffonda nel mondo palestinese, dove manca ancora la sensibilità verso questa forma di arte». Hania sorride e le brillano gli occhi quando rivela il sogno più intimo: «Che tante altre donne in questa terra scoprano il valore della musica, un’arte che aiuta anche a superare le tensioni politiche e sociali. La musica e il canto fanno volare più in alto e sono una grande liberazione!»