I capi religiosi libanesi, cristiani, musulmani e drusi, hanno lanciato insieme ieri, 25 marzo, un appello per la pace in Libano e in Medio Oriente. Forte la preoccupazione per le divisioni politiche nel Paese e le violenze nella regione. Si auspica la convocazione di un vertice islamo-cristiano pan-arabo. Intanto cresce la tensione tra sunniti e alauiti.
(Milano/c.g.) – I leader religiosi libanesi, cristiani, musulmani e drusi, hanno lanciato insieme ieri, 25 marzo – festa dell’Annunciazione e dal 2010 anche festività civile -, un appello per la pace in Libano e in Medio Oriente. Il patriarca della Chiesa maronita, Bechara Rai, ha accolto presso la sede del patriarcato a Bkerke il gran mufti Mohammad Rashid Qabbani, capo della comunità sunnita, lo sceicco Abdel-Amir Qabalan, responsabile dell’alto consiglio sciita, lo sceicco Naim Hasan, capo della comunità drusa libanese, il patriarca greco cattolico Gregorios III Lahham e il metropolita greco ortodosso Elias Audi.
Obiettivo dell’incontro interreligioso: lanciare un appello per l’unità del Libano e per la coesistenza tra cristiani e musulmani. Coesistenza che potrebbe essere messa in crisi dalla violenza che si sta affermando in tutto il Medio Oriente e in Siria, in particolare. Nella dichiarazione congiunta, al termine dell’incontro, i leader religiosi si sono detti preoccupati per le divisioni politiche in Libano, ammonendo sul fatto che debbano essere affrontate esclusivamente con il dialogo tra le parti.
Rispetto alla Primavera araba, i leader religiosi hanno affermato il diritto dei popoli a fare le loro scelte, dicendosi però preoccupati di quel che può avvenire nel necessario periodo di transizione che conduce all’affermarsi di regimi più democratici. Una ferma condanna è stata espressa, in particolare, per le violenze in Siria e in Iraq, oltre che per la situazione di oppressione in cui sta vivendo il popolo palestinese. Infine, i leader si sono detti pronti a lavorare per un incontro islamo-cristiano a livello pan-arabo, che contribuisca a migliorare la coesistenza tra i credenti dei due monoteismi.
Le preoccupazioni dei capi religiosi sono dettate da episodi concreti, che confermano come anche il Libano rischi di essere contagiato dalla violenza delle rivolte in corso nella regione. Nella città di Tripoli, la seconda per numero di abitanti, recentemente si è riprodotta una pericolosa «situazione siriana»: come in Siria, infatti, anche a Tripoli la maggioranza dei cittadini è sunnita, ma sono presenti anche una minoranza alauita e una cristiana. Tragicamente le differenti comunità cittadine, in queste settimane, si sono schierate con i corrispettivi omologhi siriani, entrando in violento contrasto tra loro. Nella città libanese la popolazione sunnita si sta adoperando in particolare per accogliere profughi correligionari, sostenendo tra l’altro le forze del libero esercito siriano che si oppone al regime del presidente Bashar al Assad.
E la contrapposizione è cresciuta al punto che Jabal Mohsin, il quartiere alauita di Tripoli, da diversi giorni è protetto da check point dell’esercito libanese, per impedire che si ripetano i sanguinosi attacchi che nel mese di febbraio hanno portato a un morto.