La «Primavera araba» ha fatto decollare il turismo in Turchia e a Cipro. Dal 2010 al 2011 in Turchia gli arrivi sono passati da 27 a 31 milioni e mezzo, registrando oltre il 10 per cento di incremento. A Cipro durante la lunga stagione estiva 2011 gli arrivi sono stati il 40 per cento in più rispetto al 2010. Netto calo in Giordania.
(Milano/c.g.) – La cosiddetta «Primavera araba» ha fatto decollare il turismo in Turchia e a Cipro: dal 2010 al 2011, infatti, secondo i dati del ministero della Cultura e del Turismo della Repubblica di Turchia i visitatori del Paese sono passati da 27 a 31 milioni e mezzo, registrando il 10 per cento di incremento. Il dato è tanto più significativo se letto nel contesto mediorientale, dove l’Egitto ha subito un forte tracollo e anche Israele ha registrato una battuta d’arresto. Per non parlare della confinante Siria – alle prese con una sempre più sanguinosa rivolta – che ha azzerato del tutto gli arrivi.
La Turchia, invece, sta vivendo una condizione di pace e crescita economica che, nella debolezza delle concorrenti mediorientali, le consente di conquistare una sempre maggiore quota di arrivi: nel 2011 la nazione più rappresentata è stata la Germania, con 4,8 milioni di turisti in Turchia, pari al 15 per cento del totale. Seguono Russia (3,5 milioni), Gran Bretagna (2,6 milioni), Iran (2 milioni ) e la vicina Bulgaria (1,5 milioni). L’Italia si piazza solo all’undicesimo posto di questa particolare classifica, con 752 mila presenze, il 12 per cento in più rispetto al 2010. Tra i Paesi che invece registrano un decremento della propria quota di turisti in Turchia c’è Israele, che segna dal 2010 al 2011, quasi il 28 per cento di presenze in meno. Conseguenza evidente dell’alto livello di tensione politica che si registra tra i due Paesi, dopo la crisi del maggio 2010, quando un arrembaggio dell’esercito israeliano a una nave turca della Freedom Flotilla diretta a Gaza, provocò la morte di nove attivisti, quasi tutti di nazionalità turca.
Anche Cipro, che nulla ha a che fare con la Primavera araba, registra dati positivi: secondo l’Ente nazionale per il Turismo di Cipro nel 2011, durante la lunga stagione estiva (che va da aprile a ottobre) si è registrato un incremento del 40 per cento rispetto al 2010, con picchi nei mesi di maggio, agosto e ottobre. Gli italiani che hanno visitato l’isola nello stesso periodo sono stati 15 mila.
Anche in Giordania il turismo subisce i contraccolpi delle sommosse regionali. Pur non essendo stato teatro di rivolgimenti politici e rivolte violente, il regno ashemita ha subìto un calo degli ingressi. Causa: la vicinanza geografica di Amman alla turbolenta Siria e il fatto che molti itinerari di viaggio proposti dalle agenzie occidentali comprendessero una visita di Siria e Giordania insieme. Per numerosi turisti rinunciare a un viaggio in Siria ha significato trascurare anche la Giordania. Così il calo di presenze turistiche dal 2010 al 2011 è stato del 19,9 per cento, passando dagli 8,2 milioni di visitatori di due anni fa ai 6,6 dello scorso anno. Un calo importante che incide sull’economia del Paese: il settore turistico per la Giordania, a fine 2010, costituiva il 12,4 per cento del Prodotto interno lordo. E una diminuzione di un quinto dei turisti in un anno rischia di incidere sensibilmente sul Pil.
Scendendo nel dettaglio delle provenienze, il Regno ashemita registra un calo di turisti originari dei Paesi più ricchi, a partire dall’Arabia Saudita, che è passata da 1,3 a poco più di un milione di visitatori (- 19,3 per cento). Calano anche Stati Uniti (- 12,9 per cento), Gran Bretagna (- 14,4), Francia (- 38,4) e Italia (- 37,8).