Il premier israeliano Benjamin Netanyahu sarà presto il primo capo di governo israeliano ad essersi recato a Cipro. Una visita in programma il 16 febbraio suggellerà legami più stretti tra i due Paesi soprattutto in materia di sicurezza e di sfruttamento dei giacimenti sottomarini di gas naturale. Un'alleanza in chiave anti-turca.
(Milano/e.p.-g.s.) – Il premier israeliano Benjamin Netanyahu sarà presto il primo capo di governo israeliano ad essersi recato a Cipro.
Secondo quanto comunicato dal ministero degli Esteri di Israele, scopo della visita in programma il 16 febbraio è creare legami più stretti tra i due Paesi e, più nello specifico, intensificare la cooperazione in materia di sicurezza e delle perforazioni sottomarine nei giacimenti di gas naturale.
Nicosia ha allo studio – ma secondo alcuni l’ha già segretamente accolta – la richiesta israeliana di far stazionare propri aerei militari sull’isola, ma Israele punterebbe anche a concludere un accordo di cooperazione con Cipro per la fornitura di gas ai mercati d’Europa ed Asia. Netanyahu punta anche a risolvere «alcune recenti dispute» riguardanti i giacimenti di gas in acque territoriali cipriote e israeliane.
Cipro attribuisce importanza all’assistenza israeliana nel monitoraggio dello spazio aereo sovrastante i giacimenti di gas e gli impianti di trivellazione, come pure all’appoggio al pattugliamento navale delle acque della propria zona economica esclusiva.
La comunità internazionale riconosce unicamente la Repubblica di Cipro (con sovranità sull’intera isola), ma, in seguito al conflitto civile tra minoranza turca e maggioranza greca, il territorio nazionale, a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, è suddiviso in due parti. Il nord è sotto controllo militare turco e amministrato da un governo locale che gode solo del riconoscimento della Turchia. Lunghi, e fin qui infruttuosi, negoziati sono in corso – in particolare a partire dal 2003 – per giungere alla riconciliazione nazionale e al definitivo superamento del conflitto.
Ritornando ai rapporti tra Cipro e Israele, gli analisti ritengono che i temi della sicurezza e dello sfruttamento dei giacimenti sottomarini siano da inquadrare in un’alleanza regionale antagonista della Turchia. Ankara si è già lamentata con il governo di Nicosia perché le trivellazioni sottomarine violerebbero le acque e i giacimenti nord-ciprioti. Negli ultimi due anni la Turchia ha cambiato le proprie posizioni verso Israele, in particolare a partire dal caso della Freedom Flotilla che a fine maggio 2010 venne bloccata dalla Marina israeliana al largo della Striscia di Gaza (durante l’abbordaggio all’imbarcazione Navi Marmara persero la vita nove attivisti turchi). Ankara, che ritiene illegale il blocco imposto a Gaza, chiese le scuse israeliane senza ottenerle e da allora ha raffreddato i rapporti con lo Stato ebraico e rafforzato la propria presenza navale nel Mediterraneo orientale.
Lo storico e analista israeliano Benny Morris recentemente ha scritto su National Interest che il viaggio del premier israeliano a Nicosia va letto in un contesto caratterizzato «dalla crescente aggressività dell’Iran, con il suo programma di armamento nucleare; da un accresciuto potere in Turchia di un islamismo sempre più militante; dal rafforzamento dei partiti islamisti nel mondo arabo circostante, come effetto prevalente della “primavera araba”».
Il concorrere di tutti questi elementi, secondo Morris, induce Israele a riconfigurare la sua «politica periferica», concepita dal primo ministro David Ben Gurion agli albori del moderno Stato di Israele negli anni Cinquanta del secolo scorso. Ben Gurion cercò di concludere alleanze con gli avversari dei propri nemici, in particolare i Paesi non arabi e le minoranze dentro e intorno agli Stati arabi circostanti (ad es. Iran, Turchia, curdi, cristiani libanesi e del sud Sudan).
Allarmata dalla radicalizzazione in corso nei Paesi arabi che la circondano Israele è desiderosa di espandere il concetto di «periferia» per includervi Stati come l’Azerbaijan, l’India, la Grecia, la Bulgaria, la Romania e Cipro. Manovre di avvicinamento sono in corso anche con il neonato Sud Sudan, il cui presidente, Salva Kiir Mayardit, il mese scorso ha visitato Israele. Ora che il nuovo Stato si è svincolato dal Sudan settentrionale a guida arabo-musulmana, è molto probabile, secondo gli osservatori, che allacci relazioni diplomatiche e militari con Israele.
Cipro e lo Stato ebraico si sono fatti sempre più vicini negli ultimi anni. Nel dicembre 2010, le due nazioni hanno raggiunto un accordo per delimitare i propri confini marittimi. Recentemente i ministri della Difesa dei due Paesi, il cipriota Demetris Eliades e l’israeliano Ehud Barak, hanno firmato accordi di cooperazione nel settore dell’intelligence.