Dal 23 gennaio scorso è al lavoro al Cairo la Camera bassa del Parlamento egiziano. I Fratelli musulmani si sono aggiudicati il 43 per cento dei seggi. Un 21 per cento è andato ai salafiti. Le minoranze tremano. Cosa riserva il futuro? Riportiamo il parere dell'intellettuale Gamal al-Banna, fratello minore del fondatore della Fratellanza musulmana. L'intervista, di Emile Amen, compare sul numero di gennaio-febbraio del bimestrale Terrasanta.
(Milano/g.s.) – Dal 23 gennaio scorso è al lavoro al Cairo la Camera bassa del Parlamento egiziano, insediatasi proprio quel giorno dopo un articolato processo elettorale in più fasi che si è aperto lo scorso novembre per chiudersi ai primi del 2012. Con il loro partito Giustizia e Libertà, i Fratelli musulmani si sono aggiudicati il 43 per cento dei seggi. Un 21 per cento è andato al partito al-Nour, espressione dei salafiti, musulmani che sono su posizioni molto conservatrici e marcatamente identitarie. L’ingresso nelle «stanze dei bottoni» di questi raggruppamenti alimenta preoccupazione tra le minoranze, e specialmente tra i cristiani copti che temono per i propri diritti di cittadini (quando non per la loro incolumità). A urne chiuse e Parlamento aperto i Fratelli musulmani si sono impegnati a non allearsi con i salafiti e ciò sembra rappresentare un segnale rassicurante. Ma cosa riserva il futuro? Può essere interessante, forse, riportare il parere di Gamal al-Banna, intellettuale moderato e fratello minore del fondatore della Fratellanza musulmana, quell’Hassan al-Banna che diede vita al movimento in Egitto nel 1928. Emile Amen lo ha intervistato per il bimestrale Terrasanta prima che il Parlamento cairota si insediasse. La breve intervista che qui riproponiamo, compare sul numero di gennaio-febbraio della rivista.
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Si aspettava un simile risultato? La Fratellanza e Al-Nour, il partito dei salafiti, hanno stravinto…
Mi aspettavo una forma di collaborazione nella competizione elettorale, questo soprattutto per contrastare i partiti laici e liberali che sono meglio organizzati e preparati. Ora però i Fratelli musulmani si trovano di fronte a un dilemma: come tradurre gli slogan in un linguaggio moderno e in azione di governo. Per esempio: invocano l’applicazione della sharia, la legge coranica. Ma cosa vuol dire? E come? Possiamo applicare il taglio delle mani per i ladri? La lapidazione per gli adulteri? Certo che no! Un grande giurista musulmano del XVI secolo amava ripetere che sharia vuol dire giustizia, e dove c’è giustizia c’è sharia. Se la sharia diventa ingiusta, allora va ripudiata. Giustizia e libertà sono i cardini dell’islam. Ma non dell’islam professato dai salafiti. Vede, il problema non è rappresentato dai Fratelli musulmani. Sono sconcertato e incredulo quanto sento dire che i salafiti, per praticare il vero islam, vogliono tornare a vivere come mille anni fa. Non si progredisce certo con lo sguardo rivolto al passato.
E sul versante dei rapporti con le Forze armate? Verrà trovato un compromesso per la gestione del potere tra i generali e la Fratellenza?
Viviamo un momento difficile, ma ogni compromesso è possibile. I Fratelli musulmani sono disponibili a negoziare e a trovare un accordo con le Forze armate per la gestione del potere. Ma come giustificare questa strategia di fronte alla gente? Il paradosso è questo: potrebbero ottenere il potere, ma perdere il consenso della gente.
Come giustifica il massiccio consenso popolare scaturito dalle urne per i Fratelli musulmani e i salafiti?
Finora non avevano avuto spazio. Ma ora è giunto il loro momento di giocarsi la chance del potere. A dire il vero il frangente non è dei più propizi. Se, una volta conquistate le leve del potere, cercheranno di applicare le vecchie regole, falliranno completamente. Io spero che cerchino di istillare nella società lo spirito di giustizia della legge islamica, non la lettera. Come ho già detto, il criterio è la giustizia. Nonostante non sia applicata la sharia, la giustizia esiste nei Paesi non musulmani. Al contrario non esiste in Arabia Saudita, è sotto gli occhi di tutti.
I cristiani copti temono un peggioramento delle loro condizioni di vita, nel nuovo quadro politico…
Sono protetti dall’islam. La società musulmana è orientata a tutelare più la maggioranza che non ad applicare la democrazia; tuttavia le minoranze sono protette dal Corano. Né i Fratelli musulmani, né la maggioranza musulmana possono recare danno ai cristiani.
I salafiti non la pensano in questo modo.
I salafiti si comportano da stupidi e nessun stupido può entrare a far parte di un futuro governo di salvezza nazionale. Hanno ricevuto il consenso della gente umile e poco acculturata, usando alcuni slogan molto efficaci. Che però funzionano quando non sei al governo. Il livello della loro classe dirigente non è adeguato per guidare un Paese moderno.
Nutre fiducia sulla possibilità dei Fratelli musulmani di favorire una svolta moderata in Egitto?
La Fratellanza pensa di poter controllare i generali; i militari pensano la stessa cosa, ma non hanno chance. Le Forze armate non possono usare il loro potere fino in fondo perché non godono del consenso del popolo. Se i militari hanno oggi una certa popolarità è perché si sono schierati con la gente. Ma se dovesse esplodere un dissidio tra le istanze popolari e i militari, questi ultimi ne uscirebbero perdenti. Nessuno può pensare, oggi, di governare con la forza. Siamo ad una svolta della storia egiziana. Per la prima volta i Fratelli musulmani possono arrivare al governo. Il modello è la Turchia, dove il partito islamico ha trovato un accordo con l’esercito e dove il premier Erdogan ha saputo, passo dopo passo, tradurre i valori dell’islam in concrete scelte di governo.