Una legge per prevenire le «infiltrazioni». L’ha approvata la Knesset, il Parlamento israeliano, il 9 gennaio scorso. Secondo questa nuova normativa ai rifugiati africani entrati illegalmente nel territorio israeliano potranno essere inflitte pene detentive senza processo. Anche i cittadini israeliani che se ne prendono cura potrebbero subire sanzioni.
(Milano/g.c.) – Una legge per prevenire le «infiltrazioni». L’ha approvata la Knesset, il Parlamento israeliano, il 9 gennaio scorso. Secondo questa nuova normativa ai rifugiati africani entrati illegalmente nel territorio israeliano potranno essere inflitte pene detentive senza processo. Ma c’è di più: anche i cittadini israeliani che si prendono cura di loro potrebbero essere oggetto di sanzioni. Un provvedimento che allarma ong e associazioni per i diritti umani, che definiscono questa legge non democratica e in palese contrasto con ogni convenzione internazionale.
La nuova legislazione prevede che i richiedenti asilo africani considerati «infiltrati» possano essere detenuti per tre anni. La legge potrà essere applicata a uomini, donne e bambini, compresi i minori non accompagnati. La situazione peggiore potrebbe toccare ai sudanesi: in quanto provenienti da un «Paese nemico», la loro detenzione potrebbe essere ancora più lunga.
Israele è oggi meta di un flusso di profughi provenienti al 90 per cento da Eritrea e Sudan. La maggioranza di questi profughi (forse 40 mila) è entrata dall’Egitto. Scappano dalla guerra civile e dalla dittatura dei loro Paesi d’origine.
Il governo di Israele li considera alla stregua di lavoratori clandestini e non li riconosce formalmente come rifugiati. Dal 1948 ad oggi, dicono le statistiche, Israele avrebbe concesso l’asilo politico a meno di 200 profughi. Se è vero che finora il governo non ha preso misure di espulsione, è d’altro canto evidente come l’impossibilità di ottenere uno status e un regolare permesso di lavoro mantenga queste persone in una continua illegalità, esponendole allo sfruttamento più bieco. E costringendole a vivere in campi di detenzione in condizioni di vita precarie.
Una curiosità: l’impianto della nuova legge sulla «Prevenzione dell’infiltrazione» è quello di una norma del 1954 pensata per impedire ai profughi palestinesi di rientrare nelle proprie case nel nuovo Stato d’Israele.