Nel Vaticano dei copti
Nel quartiere di Abbasya, cuore popolare del Cairo, la vita scorre nel consueto caos quotidiano: file interminabili di auto, carretti trainati da somarelli, scooter, autobus e biciclette. Un impasto inestricabile di modernità e passato che contraddistingue lo scorrere del tempo qui come in molte altre parti dell’immensa capitale egiziana.
Abbasya non è però un quartiere come gli altri, almeno per la minoranza cristiana del Paese. È infatti la sede del papa copto Shenuda III, che siede sulla cattedra di san Marco, l’evangelista che convertì l’Egitto agli albori del cristianesimo. Secondo la tradizione, Marco venne martirizzato ad Alessandria nel 63 d.C. L’Egitto divenne ben presto una nazione cristiana e Alessandria divenne uno dei principali centri di riflessione teologica. Nel deserto egiziano nacquero i primi modelli di vita monastica. Schiere di santi monaci nutrirono con la loro ascesi e spiritualità la vita delle Chiese locali prima, e la Chiesa universale poi. Ancora oggi, nonostante la diaspora sia una tragica realtà anche per l’Egitto, la comunità copta conta circa 8 milioni di fedeli (anche se alcune fonti parlano addirittura di 15 milioni).
Per cogliere il clima che si respira al Cairo, in occasione del Natale, nulla di meglio che fare una capatina ad Abbasya, in quello che si può considerare a tutti gli effetti il «Vaticano dei copti». La ricorrenza è particolarmente sentita in questa terra ora a maggioranza musulmana, perché proprio in Egitto Gesù trascorse parte della sua infanzia. Per richiamare i legami anche storici con il cristianesimo, l’ex-presidente Hosni Mubarak, nel 2002, proclamò il Natale festa nazionale.
Seguendo la Chiesa copta il calendario giuliano, il Natale viene festeggiato il 7 gennaio, che per i fedeli corrisponde al ventinovesimo giorno del mese di kyahk, quando termina un periodo di digiuno lungo 40 giorni.
Nella moderna cattedrale di San Marco (inaugurata dal patriarca Cirillo VI nel 1968) che si eleva sopra la cripta che custodisce le reliquie dell’Evangelista, non è raro imbattersi in concerti di canti natalizi e di musica copta. Anche se le spinte consumistiche iniziano a farsi sentire anche all’interno della società egiziana (nonostante la pesante crisi economica che da molti mesi attanaglia il Paese), il Natale resta tuttavia eminentemente una festa religiosa, vissuta con intensità e fervore all’interno delle famiglie e delle varie comunità cristiane.
L’appuntamento con la Messa della vigilia presso la cattedrale di San Marco è sempre uno dei momenti privilegiati per i cristiani della capitale. Il papa Shenuda celebra insieme a molti vescovi del Santo Sinodo la Messa di mezzanotte alla quale partecipano solitamente personaggi eminenti della comunità copta e rappresentanti del governo. Al termine della celebrazione natalizia presso la cattedrale e nelle tante chiese sparse nel Paese, le famiglie si ritrovano insieme a condividere i doni e a consumare il pasto di Natale, chiamato fatta, un piatto a base di pane, riso, aglio e carne bollita. Il mattino seguente, poi, si è soliti fare visita ad amici e parenti, recando in dono il kaik, un particolare tipo di dolce natalizio.
Nel grande quadrilatero che comprende la cattedrale, la sede del papa, e la cripta con le reliquie di san Marco, la preparazione al Natale coinvolge in special modo i giovani seminaristi che studiano presso il seminario principale della Chiesa copta. Per i copti del Cairo il seminario è un’istituzione preziosa: circa la metà dei sacerdoti in servizio oggi è stata formata nelle sue aule. Ma anche molti laici hanno avuto modo di seguire i corsi di teologia e di sacra Scrittura che vengono proposti durante tutto l’anno. Nelle varie celebrazioni che si susseguono da Natale fino all’Epifania (che si celebra il 19 gennaio) la liturgia è solenne e molto curata, e si rifà alle tre liturgie di san Basilio, san Gregorio e san Cirillo. Per comunicarsi durante la celebrazione del Natale, come per ogni altra Eucaristia, il fedele copto deve osservare il digiuno durante le 9 ore precedenti.
Tra le più recenti istituzioni volute da papa Shenuda III all’interno della sede patriarcale, non possiamo dimenticare il Centro di studi superiori. Oggi l’edificio è stato completamente rinnovato e ospita al suo interno un museo permanente dedicato ad antichi codici copti miniati e una moderna biblioteca specializzata in coptologia e Oriente cristiano. Studenti da tutto il Paese frequentano il centro, che si propone come il cuore culturale dei copti d’Egitto.
La situazione del Paese, con la crescita del fondamentalismo islamico, non smette di preoccupare la Chiesa copta. Le festività natalizie degli ultimi anni sono state segnate purtroppo dal sangue in più occasioni. E il cammino dell’Egitto dopo la caduta di Hosni Mubarak ha chiesto ai copti un pesante tributo. Per questa ragione in quest’ultimo Natale, dalle comunità cristiane dell’Egitto si è levata una preghiera particolare anche alla Madre di Dio, affinché guidi e governi con il suo sguardo le sorti di un Paese ricco di storia, risorse e spiritualità, ma che vive un delicato momento di trasformazione.