Ci sono anni, nella storia, che segnano il passaggio di un’epoca. Il 2011, probabilmente, sarà ricordato come l’anno che ha cambiato (o sconvolto il Medio Oriente). C’era Ben Ali in Tunisia: è stato spazzato via dalle rivolte popolari, la cosiddetta Primavera araba. C’era Hosni Mubarak in Egitto, il cui potere sembrava inossidabile: è caduto. Muhammar Gheddafi in Libia pareva inamovibile: il vento di rivolta (e l’intervento piuttosto interessato dell’Occidente) lo hanno condannato ad una fine tragica. La Siria è insanguinata dalla repressione di Bashar al-Assad, che non cede alla piazza. Altri Paesi, dallo Yemen alla Giordania, passando per il Barhein, sono alle prese con tensioni interne più o meno drammatiche.
Alcuni Paesi, come la Tunisia e l’Egitto, hanno intrapreso un nuovo cammino istituzionale, con elezioni che dovranno portare a riscrivere la Costituzione e ad un nuovo assetto di potere. Se questo cammino sarà democratico, o se invece porterà a una pericolosa involuzione persino rispetto a un recente passato, è difficile a dirsi. Quello che è certo è che, accanto alla Primavera, nella maggioranza dei Paesi toccati dalle rivolte, si stanno verificando vere e proprie «gelate», rispetto allo sbocciare delle speranze di un anno fa, se non proprio un anticipo di autunno (come non pochi sostengono).
Nel dossier che offriamo in queste pagine non abbiamo la pretesa di esaurire l’argomento (anche per le tante situazioni ancora aperte). Il nostro intento è presentare alcune letture. La prima: il punto di vista della minoranza cristiana nell’Egitto alle prese con una difficile transizione e con la crescita dell’islam politico. E poi la nuova situazione che la Primavera araba sta determinando nello scenario israelo-palestinese, per la prima volta da decenni al margine della scena. Ancora: le scelte strategiche della Turchia, che si propone (o ri-propone) come guida nei nuovi assetti del Medio Oriente.
Spunti per riflettere, per approfondire, in un contesto certamente difficile e in rapidissima evoluzione.
(Il testo è l’Introduzione al Dossier di 16 pagine pubblicato sulla rivista Terrasanta)