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Nel 2011 non un solo mese senza razzi e colpi di mortaio su Israele

Edward Pentin
12 dicembre 2011
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Nel 2011 non un solo mese senza razzi e colpi di mortaio su Israele
Militari israeliani addetti a una rampa di lancio del sistema antimissilistico Iron Dome.

I media mondiali tendono a focalizzarsi sulle azioni aggressive israeliane nei confronti dei palestinesi, mentre le notizie sugli attacchi missilistici contro Israele da parte dei militanti avversari sembrano attirare meno attenzione. E tuttavia non è trascorso un solo mese di quest'anno senza che il suolo israeliano sia stato bersagliato da simili attacchi.


(Milano/e.p.) – Mentre gran parte dei media mondiali tende a focalizzarsi sulle azioni aggressive di Israele nei confronti dei palestinesi, le notizie sui numerosi attacchi missilistici contro Israele da parte dei militanti avversari sembrano attirare meno attenzione.

E tuttavia non è trascorso un solo mese di questo 2011 che ormai si chiude senza che il suolo israeliano sia stato  bersagliato da simili attacchi. Varie fonti di informazione riferiscono che dal primo gennaio al 26 novembre scorso almeno 386 razzi e 228 colpi di mortaio sono stati sparati su Israele da milizie palestinesi.

La maggior parte dei razzi ha creato angoscia o procurato ferite ai civili. Nell’agosto scorso, dopo l’annuncio da parte di Hamas di voler riprendere gli attacchi contro gli israeliani, la popolazione che vive nelle aree ai confini con la Striscia di Gaza ha subìto un crescendo di bombardamenti (147 attacchi missilistici solo in quel mese).

Tra gli altri vi è anche il missile Grad lanciato il 24 agosto su Beersheba, che ha ucciso il 38enne Yossi Shoshan mentre stava mettendo al riparo la moglie incinta di nove mesi. Altre persone sono rimaste colpite in quell’attacco, incluso un bimbo di 4 mesi. Un altro razzo, lanciato il 29 ottobre, ha ucciso un civile di 56 anni nella città costiera di Ashkelon.

Israele ha reagito con rappresaglie che fin qui hanno portato alla morte di almeno 16 militanti collegati agli attacchi. Tra questi anche un membro di punta del Jihad islamico palestinese. Lo Stato ebraico è anche riuscito a prevenire alcuni dei bombardamenti utilizzando il nuovo sistema di difesa antimissilistica denominato Iron Dome («Cupola di ferro»), che può intercettare i razzi in volo. Le forze armate con la stella di Davide hanno anche sventato alcuni attacchi grazie a raid e operazioni dell’intelligence militare.

Già nei primi mesi di quest’anno l’organizzazione umanitaria Human Rights Watch esortava le autorità di Hamas nella Striscia di Gaza ad adottare tutte le misure possibili per impedire ai gruppi armati di lanciare razzi contro gli abitanti dei centri urbani israeliani, oltre che a mettere davanti alle proprie responsabilità coloro che violano la legge.

Nel marzo scorso l’organismo ammoniva i gruppi militanti che attacchi deliberati o indiscriminati contro i civili rappresentano violazioni gravi del diritto bellico e che, se commessi volontariamente – vale a dire intenzionalmente o in modo sconsiderato –, sono da considerare crimini di guerra.

Tra le vittime degli attacchi non ci sono solo israeliani. L’8 gennaio 2011 tre lavoratori immigrati thailandesi rimasero feriti (uno seriamente) in un kibbutz nel deserto del Negev. L’attacco fu rivendicato dalle Brigate Al-Quds, l’ala militare del Jihad islamico.

Capita anche che le traiettorie dei razzi lanciati da Gaza siano troppo corte e così gli ordigni finiscano per ferire alcuni degli stessi abitanti della Striscia. È accaduto, ad esempio, il 22 gennaio scorso, quando un razzo ha ucciso un palestinese e ne ha feriti altri due intenti a raccogliere schegge metalliche e materiali di recupero tra la macerie non lontano dalle reti di confine con Israele.

Secondo le fonti israeliane i vettori lanciati dai palestinesi sono fabbricati sul posto e cadono poco oltre il confine con la Striscia di Gaza. Alcuni, però, come i Grad di matrice sovietica, hanno una gittata più lunga.

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