(Milano/e.p.) – A Gerusalemme le indagini archeologiche realizzate sotto il Muro occidentale del Monte del Tempio – quella che oggi è la Spianata delle Moschee – portano alla luce porzioni di edifici che non risalgono al periodo del monarca Erode il Grande (che regnò tra il 37 e il 4 a.C.).
Gli archeologi, che hanno effettuato scavi accanto a un antico canale di drenaggio di Gerusalemme, ritengono di aver scoperto prove che contraddicono l’opinione comune che attribuisce (solo) ad Erode la costruzione del muro.
Lo scavo, per conto dell’Autorità israeliana delle antichità, è stato condotto sotto la via pavimentata che si trova nei pressi dell’Arco di Robinson (i resti di un’arcata chiamati così in onore dello studioso Edward Robinson, che li individuò nel 1838).
Lo storico ebreo Giuseppe Flavio, contemporaneo di Erode, scrisse che il sovrano si imbarcò nel progetto di ampliamento del recinto del Tempio nel diciottesimo anno del suo regno e ne parlò come «del più ambizioso progetto di cui si fosse mai sentito parlare al mondo».
Tra i recenti ritrovamenti, gli archeologi hanno scoperto tre lampade ad olio, di argilla, di un tipo molto comune nel primo secolo d.C. Ad esse si aggiungono 17 monete in bronzo il cui conio può essere identificato. Il dott. Donald Ariel, curatore della collezione numismatica dell’Autorità israeliana per le antichità, ritiene che quattro di quelle monete siano state coniate dal procuratore romano di Giudea Valerio Grato, nell’anno 17/18 d.C.
Secondo gli archeologi israeliani, questi manufatti, e il luogo in cui sono stati rinvenuti, dimostrano che l’Arco di Robinson, e probabilmente una porzione più lunga del Muro occidentale, furono costruiti dopo quell’anno, e cioè almeno vent’anni dopo la morte di Erode.
Essi ritengono quindi che questo dimostri che la costruzione delle mura del Monte del Tempio e dell’Arco di Robinson fosse parte di un progetto enorme che durò diversi decenni e non fu completato durante la vita di Erode.
Gli archeologi aggiungono che tutto ciò conferma anche le descrizioni di Giuseppe Flavio, secondo il quale fu solo durante il regno di Agrippa II – pronipote di Erode – che l’opera fu terminata e che a quel punto a Gerusalemme rimasero senza lavoro almeno ottomila-diecimila persone.