Si avvicina l’appuntamento con le elezioni in Egitto, in programma a partire dal 28 novembre. E – a testimonianza di come i Paesi della Primavera araba non siano affatto tutti uguali – il quadro al Cairo è molto più preoccupante rispetto al voto di qualche settimana fa in Tunisia.
Premessa: si comincia a votare il 28 novembre, ma non sapremo come è andata poche ore dopo. Il voto, infatti, si svolge in tre tornate in aree diverse del Paese, con i risultati che in teoria dovrebbero restare segreti fino a gennaio. Già questo è un dato inquietante in una realtà come quella dell’Egitto di oggi. Se poi ci si aggiungono un sistema elettorale complicatissimo, gli enormi poteri che rimarranno comunque nelle mani della giunta militare, i disordini quotidiani segnalati e l’assenza degli osservatori internazionali che a Tunisi erano presenti a vigilare sulla regolarità del voto, si capisce perché le elezioni in Egitto restano un grande punto di domanda.
I dubbi poi aumentano leggendo il racconto della campagna elettorale offerto da al Masri al Youm, il quotidiano liberale egiziano che è stato più vicino alle manifestazioni di piazza Tahrir. Ad Alessandria i manifesti che si trovano ovunque sono quelli del Partito Libertà e Giustizia (quello dei Fratelli musulmani), del Partito Nour (i salafiti) e di esponenti del dissolto partito Ndp (il partito di Mubarak) reinventatisi sotto altre spoglie. Le nuove formazioni indipendenti nate sull’onda della protesta possono solo giocare di rimessa. Terreno su cui comunque stanno provando a battersi, come il reportage racconta. Altrettanto interessante è il post che Zeinobia – la blogger egiziana di cui ogni tanto rilanciamo i racconti – dedica alle donne candidate in queste elezioni. Con tanto di immagine allucinante: il manifesto del partito dei salafiti in cui, tra le fotografie dei candidati, quando si arriva al nome dell’unica donna, compare una rosa al posto del suo volto.
Chi vuole capire comunque qualcosa di più su quali siano le forze politiche che si contendono i voti e i temi al centro delle elezioni in Egitto può dare un’occhiata all’Egypt Electionnaire, un sito ad hoc sulle elezioni curato dall’ Arabic Network for Human Rights Information. Come accade un po’ dappertutto quando si va al voto anche qui si è provato il giochino del test con 19 domande che alla fine ti dice quale partito dovresti votare. Zeinobia (che l’ha provato) dice che si va a finire un po’ troppo facilmente a sinistra. Al di là di questa amenità, sul sito sono interessanti le sezioni di schede sui partiti in campo e sulle questioni al centro del dibattito.
Vadano come vadano queste elezioni, sull’Egitto una decisione chiara Israele sembra averla già presa: quella sul muro al confine con il Sinai. A differenza di quell’altro in Palestina di questo muro in costruzione alla frontiera sud si parla pochissimo. Eppure i lavori vanno avanti a tempo di record: Haaretz racconta che 65 chilometri su 240 sono stati già completati e a fine gennaio dovrebbero essere 100. «Se non ci saranno intoppi – spiegano i responsabili – per la fine del 2012 l’opera sarà completata». Un muro più alto di quello realizzato nei Territori palestinesi, costruito nel deserto e non in mezzo ad aree popolate, costruito rigorosamente senza sforare il confine di Israele. Era stato pensato soprattutto per fermare l’immigrazione clandestina dal Sinai. Ma oggi assomiglia molto anche a una prima linea militare di difesa.
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