«Le religioni non possono mai essere motivo di violenza. Le fedi e il dialogo interreligioso sono e devono essere alla base della pace». È il richiamo che Benedetto XVI ha lanciato il 27 ottobre scorso ad Assisi in occasione della Giornata mondiale di preghiera e di riflessione per la pace, a 25 anni dallo storico incontro voluto da Giovanni Paolo II. Insieme a circa 300 partecipanti, il Papa è giunto nella città di san Francesco per riflettere sul tema «Pellegrini della verità, pellegrini della pace».
Tra i moniti che il Santo Padre ha lanciato, una denuncia contro la violenza e il terrorismo che si fa scudo della religione. «Sappiamo che spesso il terrorismo è motivato religiosamente e che proprio il carattere religioso degli attacchi serve come giustificazione per la crudeltà spietata, che crede di poter accantonare le regole del diritto a motivo del “bene” perseguito. La religione qui non è a servizio della pace, ma della giustificazione della violenza».
«Come cristiano – ha proseguito il Santo Padre – vorrei dire a questo punto: sì, nella storia anche in nome della fede cristiana si è fatto ricorso alla violenza. Lo riconosciamo, pieni di vergogna. Ma è assolutamente chiaro che questo è stato un utilizzo abusivo della fede cristiana, in evidente contrasto con la sua vera natura».
Chi compie violenza è contro Dio, non con Dio. Anzi, ha spiegato il Papa, celebra la sua assoluta negazione. Chi cerca Dio, invece, anela alla pace e all’armonia. E facendosi «pellegrino di verità», diventerà anche artigiano di riconciliazione e dialogo. Un cammino che da Assisi riprende con slancio, per farsi «carico insieme della causa della pace contro ogni specie di violenza».