Molti pellegrini domandano spesso immagini (e in qualche caso riproduzioni in gesso) del Bambino Gesù ligneo che attualmente si venera a Betlemme. E chiedono informazioni sulle origini di questa immagine che ci rimanda con un tocco di poesia al mistero del Natale imminente.
La storia inizia nella Spagna degli anni Venti del secolo scorso. Il 31 ottobre 1920, secondo i documenti ritrovati nell’archivio della Casa Viuda de Reixach di Olot, un laboratorio artistico tra i più antichi e prestigiosi della penisola iberica, padre Gabino Montorio, procuratore generale di Terra Santa della Provincia di Granada, commissionava agli intagliatori una statua del Bambino nella culla della lunghezza di 50 centimetri. Non era l’unica raffigurazione richiesta: oltre al Bambino adagiato nella culla, si chiedeva la realizzazione anche di un Bambinello da utilizzare il giorno dell’Epifania, questa volta non più dormiente, ma assiso in trono. Lo scarso anticipo con il quale padre Gabino fece la commissione, mise però in affanno gli intagliatori e i decoratori della Casa Viuda de Reixach. In una lettera dell’8 novembre successivo, i responsabili del laboratorio notificano al religioso l’impossibilità di realizzare e inviare in Terra Santa le due statue nel poco tempo a disposizione. Una soluzione ci sarebbe, in verità. E non mancano di comunicarla al frate: nel magazzino dell’atelier esistono già raffigurazioni del Bambino Gesù che forse potrebbero ben figurare a Betlemme. E c’è perfino una culla a forma di gondola, adornata con angioletti e impreziosita da decorazioni in oro. Non dovessero andare bene queste raffigurazioni (di cui si allegano le foto) non si farebbe comunque in tempo a realizzare le opere entro il Natale e l’Epifania.
Fra Montorio respinge però la proposta della Casa Viuda de Reixach, dicendosi disposto ad aspettare i tempi canonici per la realizzazione delle opere commissionate. Il frate aveva in mente un suo progetto, anche se per realizzarlo furono necessarie diverse tappe, prima di arrivare al Bambinello come lo conosciamo oggi: prima un Gesù con la mano destra benedicente, poi con le braccia aperte… Alla fine la scelta cadde sul Bambino con le mani giunte e adagiato in una mangiatoia.
La realizzazione della statua del Bambino Gesù, secondo le indicazioni di fra Montorio, prese alcuni mesi e solo il 25 febbraio del 1921 fu consegnato il manufatto, contrassegnato dalla sigla ROG (iniziali del cognome del principale scultore, Francisco Roges), e la relativa culla. La consegna della statua per l’Epifania slittò addirittura al 30 giugno seguente. Le due realizzazioni costarono 1.400 pesetas del tempo.
Molto soddisfatto del risultato, fra Gabino – di ritorno da Gerusalemme – scrisse all’atelier, manifestando l’unanime apprezzamento per le statue del Bambino in legno di cedro.
La Casa Viuda de Reixach venne fondata a Barcellona nel 1874 dallo scultore Joseph Reixach Campanyà, specializzato in arte sacra. Quando nel 1894 Joseph Reixach morì, l’attività venne proseguita dalla vedova (viuda in spagnolo) Donna Rosario. Da allora l’atelier di scultura prese la denominazione attuale: Laboratorio della Vedova di Reixach. Con la realizzazione del Bambino Gesù di Betlemme, il laboratorio artistico, che attualmente ha sede a Olot, nella provincia catalana di Girona, ha ottenuto fama mondiale. L’immagine contrassegnata dalle sigle ROG è stata riprodotta infinite volte anche su cartoline e immaginette di ogni genere.
Un’ultima curiosità: l’anno scorso, per la prima volta, si è svolta una solenne peregrinazione della statua del Bambino di Betlemme. Accompagnata da padre Jerzy Kraj, frate minore della Custodia di Terra Santa e a lungo superiore del convento di Betlemme, il Bambinello ha visitato San Giovanni Rotondo (28 gennaio-6 febbraio) facendo tappa all’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza ed al reparto di oncologia pediatrica presso il poliambulatorio Giovanni Paolo II.