«Abbiamo avuto nei giorni scorsi dei momenti difficili, al Cairo, a Luxor e in tutto l’Egitto. La situazione attuale del Paese non è buona e il rapporto fra cristiani e musulmani è peggiorata moltissimo. Abbiamo bisogno di preghiere». Sono accorate le parole di monsignor Youhannes Ezzat Zakaria Badir, vescovo dei cattolici copti di Luxor.
(Milano) – «Abbiamo avuto nei giorni scorsi dei momenti difficili, al Cairo, a Luxor e in tutto l’Egitto. La situazione attuale del Paese non è buona e il rapporto fra cristiani e musulmani è peggiorata moltissimo. Abbiamo bisogno di preghiere per dare bene la nostra testimonianza». Sono accorate e vibranti di preoccupazione le parole di monsignor Youhannes Ezzat Zakaria Badir, vescovo dei cattolici copti di Luxor, che riceviamo e volentieri pubblichiamo: «Le autorità governative, che attualmente sono rappresentate dalle forze armate – spiega monsignor Zakaria – non vogliono che i copti protestino o alzino la voce per rivendicare il diritto a una vita dignitosa, come quella garantita agli altri cittadini; e il diritto alla costruzione delle Chiese bruciate e distrutte dai fondamentalisti musulmani. Così, quando i copti hanno fatto la loro pacifica manifestazione, domenica 9 ottobre, davanti all’edificio della televisione al Cairo, le Forze armate hanno aperto il fuoco contro di loro».
«Il vero problema dell’Egitto – continua monsignor Zakaria – è che nelle forze armate si rafforza il peso dei fondamentalisti musulmani, il cui obiettivo è di cancellare la presenza dei copti in Egitto e dei cristiani nel Medio Oriente; ma con l’aiuto di Dio, i copti non lasceranno l’Egitto né i cristiani il Medio Oriente. Resteranno per testimoniare il Vangelo e vivere l’amore di Gesù, perdonando e amando i nostri fratelli musulmani».
Un’altra fonte, di cui non possiamo rivelare l’identità, ha raccontato a Terrasanta.net che dopo gli scontri di domenica, 18 corpi di ragazzi e ragazze cristiane sono stati raccolti sulla strada principale del Cairo, mentre altri 2 cadaveri sono stati tratti dalle acque del Nilo. «I 18 corpi sono stati portati al vicino ospedale copto – racconta la fonte – e sono stati stipati l’uno sull’altro, in una sala, sotto due ventilatori, non funzionando nessuna delle celle frigorifere. Al riconoscimento dei corpi da parte dei parenti, si è assistito a scene strazianti, grida orribili, attorno all’ospedale. A un tale che stava raccogliendo i corpi dilaniati, alcuni soldati hanno sparato dicendo: “Anche tu sei di quella razza di miscredenti”. Le cartucce trovate sul posto (dell’eccidio) appartenevano a quelle in dotazione all’esercito».
«Alcuni giornalisti egiziani hanno criticato nei loro articoli il massacro dei copti e hanno richiesto di fare chiarezza sul ruolo avuto dai militari – riprende monsignor Zakaria –. A seguito degli episodi di violenza, la Chiesa cattolica dell’Egitto ha lanciato un appello firmato dal cardinale Antonios Naguib. Tutti i cattolici dell’Egitto hanno partecipato da martedì 11 a giovedì 13 ottobre ai giorni di digiuno e preghiera promossi dal Sinodo della Chiesa copta ortodossa, per onorare i martiri del massacro e per chiedere a Dio di stabilire la vera pace in Egitto e nel mondo. Il 13, in tutte le chiese egiziane si è celebrata una veglia di preghiera, fino all’alba del giorno dopo, per ringraziare Dio per il dono della fede cristiana trasmessaci da san Marco evangelista nel primo secolo dopo la nascita e la risurrezione di Gesù Cristo. Una fede che venne vissuta, conservata e difesa con il sangue dei nostri antenati padri martiri, nei secoli passati, e ancora viene difesa dai nostri fratelli martiri nei giorni presenti, per manifestare l’unità di tutti i cristiani dell’Egitto e per incoraggiare la nostra fede in questo momento di dolore».