Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia

Islam e Occidente, difficoltà e auspici

Daniele Civettini
18 ottobre 2011
email whatsapp whatsapp facebook twitter versione stampabile

In questo suo Islam e Occidente il gesuita Samir Khalil Samir offre un'analisi che poco si occupa di fattori economici e squisitamente politici, ma si concentra sull'assai più decisiva ricerca del Dna culturale degli interlocutori. L'autore non si nasconde le difficoltà insite nell'incontro tra i due universi, ma individua dei percorsi possibili e auspicabili.


Esiste un legame naturale e congenito tra islam e violenza? Quali conseguenze implica permettere in Occidente ai musulmani, in nome della tolleranza e della laicità, di professare liberamente la loro religione? Può un musulmano immigrato in Europa essere giudicato secondo la sharia? Come viene trattata la donna nell’islam? I flussi migratori vanno visti in relazione ad un tentativo cosciente di islamizzazione dell’Europa? Rispetto a queste e ad altre domande, assai stringenti tanto per il politico, quanto per il religioso o l’intellettuale e, soprattutto, per l’uomo della strada che nella quotidianità si imbatte sia nei musulmani in carne ed ossa, sia in ciò che i media ne dicono, Samir Khalil Samir offre una bibliografia personale significativa per numero e qualità di articoli e monografie (si ricordi, per esempio, Cento domande sull’islam. Intervista a Samir Khalil Samir, a cura di Giorgio Paolucci e Camille Eid, del 2002).

In questo suo Islam e Occidente si riflette un’analisi che poco si occupa di fattori economici e squisitamente politici, perché viene giudicata evidentemente assai più decisiva la ricerca del Dna culturale degli interlocutori. Il gesuita copto, fondatore e direttore del Centro di documentazione e di ricerche arabe cristiane (Cedrac), ripercorre in lungo e in largo il Corano e le altre fonti della sharia, vista sia alle sue origini sia nelle sue successive, diverse applicazioni, spiegando perché gli esponenti storici dell’islamismo più radicale di ieri e di oggi, dei quali peraltro si presenta sinteticamente l’impianto di pensiero, non rappresentino l’eccezione, ma la regola di un quadro invero poco incoraggiante per quanti vagheggiano un’integrazione «facile» tra civiltà diverse.

È già alle radici, infatti, che l’islam ha legato inscindibilmente politica e religione rendendosi immune ab ovo ai principi della laicità; è già nella successione cronologica della rivelazione coranica che le Sure più aggressive verso gli infedeli sparsi per il mondo (nelle «terre della guerra») abrogano quelle più antiche e concilianti, specie in rapporto alle «genti del libro», ed è infine per come viene intesa la rivelazione delle scritture – in modo immediato e letterale da Allah al suo Profeta – che si rende difficilmente percorribile qualsiasi tentativo di interpretare il libro sacro secondo criteri moderni, e dunque anche politicamente «utili».

Eppure dalle pagine di Samir Khalil Samir non emerge il canto di una cassandra rassegnata all’inevitabile scontro tra due mondi opposti e inconciliabili: la strada per una convivenza non sanguinosa, così necessaria in un mondo globalizzato, seppur complicata da percorrere nei fatti, è già ben tracciata nella storia. L’Occidente deve essere più se stesso. Deve difendere le sue radici cristiane, perché da quelle trae l’universalità dei suoi valori; deve difendere anche il suo trascorso illuminista, grazie al quale ha imparato in profondità a discernere ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio. Viceversa l’islam deve essere un po’ meno se stesso. Può condividere il suo grande patrimonio etico e spirituale aiutando l’Occidente secolarizzato a «ritrovarsi», ma poiché ancora attende la «sua» rivoluzione francese, deve accettare, tanto più laddove emigra, ciò che i Paesi più «evoluti» sono disposti (o dovrebbero essere disposti) a concedere alla fede, a qualunque fede: in buona sostanza, che le peculiarità di ogni credo trovano la loro dimensione naturale e dunque più produttiva entro e non oltre la sfera del diritto privato.

La voce di un silenzio sottile
Johannes Maria Schwarz

La voce di un silenzio sottile

Un cercatore di Dio racconta
Il giardino segreto
Roberta Russo

Il giardino segreto

L’Albero del Natale e gli altri simboli della tradizione
David Maria Turoldo
Mario Lancisi

David Maria Turoldo

Vita di un poeta ribelle