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Donne israeliane sentinelle di giustizia ai check-point

Chiara Tamagno
12 ottobre 2011
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Donne israeliane sentinelle di giustizia ai <i>check-point</i>
Un'attivista di Machsom Watch osserva da vicino l'alterco tra un militare israeliano e un giovane palestinese.

Sono le 500 attiviste di Machsom Watch, un'associazione femminile nata nel 2001.


Ogni mattina in Israele ci sono circa cinquecento donne israeliane che partono alla volta dei numerosi check-point che separano il loro Paese dai Territori palestinesi, armate solo di coraggio. Vanno ai check-point per osservare quel che succede tra i soldati israeliani e i palestinesi che chiedono di passare, intervengono  in caso di violazione dei diritti umani e denunciano l’accaduto.

Sono le donne di Machsom Watch, associazione di donne israeliane nata nel 2001 per monitorare quel che succede sulle barricate (machsom in ebraico vuol dire check-point o blocco militare). Si tratta spesso di signore non più giovanissime, che hanno deciso di reagire a quel che succede lungo le linee di confine e a ridosso del Muro di separazione. Quando vedono ritardi ingiustificati al passaggio delle ambulanze o delle persone che attendono da ore, quando sono testimoni di comportamenti aggressivi dei soldati di turno… si interpongono con efficacia, cercano di parlare con i soldati anche perché condividono la loro lingua e il Paese di appartenenza.

Così spiega il suo servizio Daniela Yoel: «Quando sono al checkp-point io vedo con i miei occhi. E i palestinesi mi sono riconoscenti. Poi scrivo e pubblico con Machsom Watch i rapporti sulle ingiustizie di cui sono testimone, così la gente non potrà più dire: “Non sapevo”».

Le donne di Machsom Watch sono presenti anche nei tribunali per verificare se viene rispettato il diritto nei confronti dei prigionieri palestinesi. E tutto quello che raccolgono viene pubblicato sul  sito www.machsomwatch.org e inviato a funzionari pubblici e rappresentanti politici.

«Attraverso questa documentazione – spiega una delle fondatrici di Machsom Watch Yehudit Keshet  – cerchiamo di influenzare l’opinione pubblica nel Paese e nel mondo, e quindi di porre fine all’occupazione che distrugge e disumanizza tanto la società israeliana quanto quella palestinese».

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