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Il Ramadan, una risorsa

Giorgio Bernardelli
2 agosto 2011
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Quello iniziato qualche giorno fa è il primo Ramadan della «primavera araba»: a più di sei mesi, ormai, dall'inizio delle proteste in Tunisia e in Egitto, in un momento cruciale per l'onda che sta scuotendo il Nord Africa e il Medio Oriente, giunge il mese sacro dei musulmani. Esso è anche un tempo privilegiato di incontro tra la gente nel mondo musulmano, in un certo senso anche il momento in cui si tirano le somme...


Quello iniziato qualche giorno fa è il primo Ramadan della «primavera araba»: a più di sei mesi, ormai, dall’inizio delle proteste in Tunisia e in Egitto, in un momento cruciale per l’onda che sta scuotendo il Nord Africa e il Medio Oriente, giunge il mese sacro dei musulmani. L’accostamento non deve apparire strano: non dimentichiamo che la preghiera del venerdì ha scandito in tutti i Paesi le manifestazioni di piazza. E solo i servizi televisivi superficiali delle nostre tivù possono ridurre il Ramadan al mero gesto del digiuno dall’alba al tramonto, che suona così scandaloso ai nostri orecchi.

Il mese sacro è infatti molto di più: il tempo privilegiato di incontro tra la gente nel mondo musulmano, in un certo senso anche il momento in cui si tirano le somme. Si capisce, allora, il timore diffuso che il Ramadan 2011 sia caldo non solo da un punto di vista atmosferico, cadendo quest’anno in agosto. Lo vediamo, ad esempio, in Siria, con la durissima repressione delle proteste ad Hama che l’esercito di Assad avrebbe voluto stroncare prima dell’inizio del mese sacro. Ma – come elenca dettagliatamente la lettera apparsa sul sito di Arab News che rilanciamo qui sotto – sono tanti i Paesi in cui le tensioni sono ritornate a crescere in questi ultimi giorni. Dall’Egitto – dove non ci sono solo le prove di forza degli islamisti, ma anche il problema dei prezzi dei generi alimentari che restano alle stelle – alla Libia, allo Yemen e fino a Ramallah, dove (anche se nessuno in Occidente se ne ricorda più) il famoso governo palestinese di unità nazionale annunciato all’inizio di maggio non si è affatto visto.

In uno scenario di così grandi turbolenze vale la pena di sottolineare due gesti significativi giunti all’inizio di questo Ramadan da due comunità cristiane del Medio Oriente. Il primo è nato proprio in Siria, il Paese oggi alle prese con gli scontri più duri. La comunità monastica di Deir Mar Musa, fondata dal gesuita romano padre Paolo Dall’Oglio, alla vigilia del mese sacro ha promosso tre giorni di digiuno per unirsi alla preghiera dei musulmani per il dono della pace e della riconciliazione nel Paese. «Noi speriamo – si legge nel breve post pubblicato sul sito di Deir Mar Musa per annunciare l’iniziativa – che il mese benedetto di Ramadan sia fonte di bene e d’intercessione, e che Dio esaudisca il nostro desiderio di uscire dalla crisi verso il successo della riforma e della riconciliazione. Qualche membro della comunità parteciperà umilmente al digiuno del Ramadan con i nostri fratelli e sorelle musulmani. La pace e la misericordia di Dio siano su di voi!».

Al legame tra l’appuntamento religioso e la situazione sociale e politica di oggi ha, però, fatto riferimento anche il patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal nel suo messaggio inviato ai musulmani in occasione del Ramadan: «Mentre chiediamo a Dio di benedire il digiuno dei fedeli musulmani – ha scritto Twal -, noi preghiamo anche affinché ispiri i responsabili politici, in modo che siano capaci di suscitare una riconciliazione sincera e di trovare una risposta giusta alle aspirazioni del popolo palestinese a uno Stato indipendente, entro i confini precedenti al 1967, e affinché la pace regni su tutti i popoli della regione e sui Paesi arabi vicini».

Due voci sul Ramadan come tempo in cui i cristiani si uniscono ai musulmani nel digiuno e nella preghiera perché la «primavera araba» porti davvero frutto. Partendo dal presupposto che la fede dei seguaci dell’islam sia una risorsa da utilizzare al meglio per costruire quell’ideale di una società più giusta, rispettosa dei diritti di tutti, che ha spinto tante persone in piazza in questi mesi. Il Ramadan, dunque, come momento di incontro concreto, per non lasciare il campo aperto agli estremisti che oggi vogliono approfittare della situazione. Per questo pregano tanti cristiani in Medio Oriente. Non senza una buona dose di preoccupazione in questa estate 2011.

Clicca qui per leggere la lettera apparsa sul sito di Arab News

Clicca qui per leggere la notizia del digiuno promosso dalla comunità di Deir Mar Musa

Clicca qui per leggere il messaggio indirizzato dal patriarca Twal

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