Dopo molti anni di controversie sugli eventuali esempi di istigazione all’odio presenti nei testi scolastici israeliani e palestinesi, il Consiglio delle istituzioni religiose della Terra Santa ha commissionato il primo studio scientifico sull’argomento, per accertare la portata del fenomeno. Ne emergeranno delle Raccomandazioni, attese per il 2012.
(Milano/e.p.) – Dopo molti anni di controversie sugli eventuali esempi di istigazione all’odio presenti nei testi scolastici israeliani e palestinesi, il Consiglio delle istituzioni religiose della Terra Santa ha commissionato il primo studio scientifico sull’argomento, per accertare la portata del fenomeno.
Grazie a un finanziamento di 500 mila dollari messo a disposizione dal Dipartimento di Stato americano, il Consiglio spera che questa prima indagine rigorosamente empirica e oggettiva su come i manuali palestinesi e israeliani dipingono «l’altro» possa formare la base per la formulazione di future raccomandazioni che possano contribuire a promuovere una cultura di pace.
«Fondamentalmente gli studi fin qui realizzati non sono altro che il lavoro di una persona che ha esaminato un libro ed espresso la sua opinione, appoggiando quest’ultima ad alcuni esempi concreti», spiega il professor Bruce Wexler, docente di psichiatria all’università di Yale, incaricato di mettere a punto lo studio. «E questo – continua – è il genere di informazioni su cui hanno costruito le proprie opinioni anche i nostri politici al governo negli Stati Uniti».
Così il professore ha deciso di avvalersi di un metodo diverso, nel quale un gruppo di ricerca, composto da palestinesi e israeliani che abbiano familiarità con l’ebraico e l’arabo, usano lo stesso metodo nello stesso arco di tempo, esaminando gli stessi gruppi di libri. Questa metodologia, presa in prestito dalla ricerca medica, è denominata inter-rater reliability (terminologia specialistica che si riferisce all’«affidabilità dell’accordo tra valutatori» – ndr) e dall’analisi deduce un punteggio, o indice, che promette di essere coerente e affidabile.
Il prof. Wexler spiega a Terrasanta.net che anziché intervistare una persona, questa volta i ricercatori valutano un brano di un manuale e inseriscono i loro dati in moduli, collegati ai computer dell’Università di Yale. «Tutto il processo è trasparente, e tutti hanno accesso al modulo e alle domande», sottolinea l’accademico.
Il suo gruppo di ricerca estrapola passaggi dei manuali – poesie, descrizioni narrative, mappe, racconti, fotografie e illustrazioni – e successivamente identifica come e in che misura ogni testo tratti temi quali la religione, la pace e la storia.
Tra i ricercatori, aggiunge Wexler, ci sono un professore israeliano dell’università di Tel Aviv e uno palestinese dell’università di Betlemme, entrambi con una lunga esperienza alle spalle e credenziali di tutto rispetto per quanto concerne l’analisi dei testi scolastici. Wexler e il suo gruppo hanno anche stabilito una commissione scientifica internazionale di esperti, con il ruolo di consulenti, che hanno vagliato l’intero processo.
Il professore, giovanissimo ebreo all’epoca in cui lo Stato di Israele veniva fondato, dice che uno degli esiti sperati del progetto è di indurre i più anziani a rispondere di quello che scrivono nei manuali scolastici. «Essi vengono utilizzati dalle comunità per raccontare la storia e sviluppare una determinata identità per i loro membri – spiega – e il nostro lavoro ci darà modo di osservare da vicino questo percorso».
Wexler annota che i ministeri dell’Istruzione sono spesso espliciti nel dichiarare l’intento dei libri di testo: essi servono a «presentare la nostra visione del mondo, a sviluppare la nostra storia». Questo studio, perciò, «rappresenterà (anche) una riflessione sui leader, ponendo loro alcune domande: quale genere di cittadino state cercando di creare? Quali valori proponete come comunità?».
Un’ulteriore motivazione alla base del progetto è la messa a punto di una piattaforma attraverso la quale il Consiglio delle istituzioni religiose – organismo senza eguali composto dalle più alte autorità musulmane, ebraiche e cristiane della Terra Santa – potrebbe acquistare maggiore visibilità ed esercitare un ruolo di leadership. Una volta che la ricerca sarà ultimata, probabilmente entro la fine di quest’anno, il Consiglio elaborerà una dichiarazione pubblica che si baserà sulle raccomandazioni emerse dallo studio e che è destinata ad esser resa pubblica forse entro la fine del 2012.
Il professor Wexler è convinto che il progetto dimostrerà la propria validità, offrendo modestamente il suo contributo «alla costruzione di una cultura di pace». Quando ha fondato un’organizzazione non governativa denominata A different future («Un futuro diverso») che si occupa di dare visibilità pubblica alle voci dei palestinesi e degli israeliani moderati tramite conferenze e la presenza nei mass media, lo stesso psichiatra s’è reso conto che ci sono materie che né i militari né i diplomatici sono in grado di affrontare.
Eppure, dice l’accademico, «gli sforzi dei diplomatici e dei leader politici saranno vani se non si affrontano quelle questioni». Sono temi, spiega, che «hanno a che fare con la cultura». Si tratta di verificare se «gli estremisti hanno il controllo dell’opinione pubblica, o se invece la maggioranza moderata sa far prevalere i valori in cui crede e che rappresenta».