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I risvolti della crisi siriana

Giorgio Bernardelli
23 giugno 2011
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Ogni giorno che passa la crisi in Siria si fa sempre più complessa: le ultime notizie parlano di un concentramento delle truppe siriane nell'area della frontiera turca dove si sono ammassati nei giorni scorsi i profughi. Intanto Israele guarda con preoccupazione ai possibili «diversivi» che Hezbollah potrebbe mettere in campo per aiutare Assad. Dunque, il pericolo che la crisi siriana travalichi i confini è molto serio.


Ogni giorno che passa la crisi in Siria si fa sempre più complessa: le ultime notizie parlano di un concentramento delle truppe siriane nell’area della frontiera turca dove si sono ammassati nei giorni scorsi i profughi. Se davvero le cose stessero così, la Turchia di Erdogan – distintasi in queste settimane per il suo sostegno alla rivolta – difficilmente rimarrebbe indifferente. Intanto in Israele si guarda con preoccupazione ai possibili «diversivi» che Hezbollah potrebbe mettere in campo per aiutare Assad.

Come scrivevamo già qualche settimana fa, dunque, il pericolo che la crisi siriana travalichi i confini è molto serio. Proprio per questo diventa importante capire meglio le dinamiche in atto, forse un po’ troppo semplificate nello schema che riduce alla figura di Bashar al-Assad tutti i problemi. Un punto di riferimento importante per provare a capire qualcosa di più su Damasco è allora il blog Syria Comment di Joshua Landis. Che, oltre a raccogliere i più importanti articoli che stanno uscendo sui quotidiani di tutto il mondo sulla Siria, rilancia anche parecchie voci di prima mano. Molto interessante – ad esempio – è il post di ieri dedicato alla questione degli alawiti.

Come è noto la grande anomalia della Siria sta nel fatto di essere un Paese governato da una minoranza: gli alawiti, appunto, setta di matrice sciita a cui appartiene la famiglia Assad, che rappresenta appena l’11 per cento della popolazione del Paese. Su Syria Comment un analista siriano che si firma con lo pseudonimo Khudr spiega chi sia davvero questo gruppo e come stiano vivendo queste settimane. Dove la tesi di fondo è che di specificità religiosa – dopo la cura di Assad padre e figlio – gli alawiti ne hanno ormai ben poca. La loro oggi è sostanzialmente la difesa di un gruppo che, una volta caduto Bashar, per sé non vedrebbe più un futuro in un Paese dove i sunniti sono l’80 per cento della popolazione.

È un elemento decisivo quello delle minoranze per leggere ciò che sta accadendo in Siria. E per capire anche il sospetto con cui i cristiani stessi guardano alle rivolte anti Assad. Quello delle minoranze è, infatti, un problema tutt’altro che banale, come ha dimostrato quanto accaduto nel vicino Iraq proprio ai danni dei cristiani per opera di forze sunnite. Ma la soluzione può essere davvero un sostegno incondizionato al presidente Assad? Si tratta di una domanda che brucia in maniera particolare in Libano, dove – appunto – i cristiani hanno sperimentato sulla propria pelle anche le contraddizioni del regime di Damasco. Ed è interessante allora leggere la critica che Michael Young sul quotidiano di Beirut The Daily Star dedica alla presa di posizione del generale Aoun in favore di Bashar. Spiegando quanto sia pericoloso anche per i cristiani libanesi lasciarsi schiacciare nella polarizzazione degli schieramenti. E quanto invece proprio questa comunità dovrebbe oggi raccogliere davvero la sfida di un contributo ispirato ai propri valori in questa fase convulsa della storia del Medio Oriente.

Da segnalare – infine – anche il ritratto tutt’altro che tenero che Hamid Dabashi sul suo blog sul sito di al Jazeera dedica a Nasrallah, il leader di Hezbollah. Quello che sta con la «primavera araba» solo fino a quando non arriva a toccare i suoi padrini. Che non è detto stiano solo in Siria, come dimostrano le lotte di potere in corso in questi giorni anche a Teheran.

Clicca qui per leggere l’articolo di Khudr sul blog Syria Comment 

Clicca qui per leggere l’articolo di Michael Young su The Daily Star 

Clicca qui per leggere l’analisi di Hamid Dabashi sul sito di Al Jazeera

 

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