L’hanno definito «il trionfo del kitsch» e «la Disneyland del sacro» in America Latina. Ma Maria Antonia Ferro, 51 anni, direttrice del Parque tematico de Tierra Santa di Buenos Aires, dà un buffetto a una ciocca dei lunghi capelli biondo platino e tira dritto senza scomporsi: «Certamente un luogo come questo deve essere evocativo, deve attrarre l’attenzione dei visitatori: siamo anche un’azienda, non abbiamo solo una missione spirituale. Però mi lasci dire una cosa: venire qui da semplici turisti, senza entrare nell’anima di questo luogo, non è la via per vivere l’esperienza spirituale che questo sito propone. Al contrario, se si viene qui da pellegrini, con un cuore aperto al Vangelo, allora sì che si esce trasformati». Il fatto è che il Parco inaugurato nel 2000, e che avrebbe dovuto chiudere i battenti alla fine del Giubileo, è stato visitato in 11 anni da tre milioni e mezzo di persone e le visite aumentano ogni anno, con picchi di 40.000 presenze solo durante la Settimana Santa.
Taxi e pullman turistici lasciano i visitatori appena fuori la capitale argentina, nei pressi del vecchio aeroporto Jorge Newbery. Palme del deserto, un gigantesco arco in pietra sormontato dalla scritta «Bienvendos a Tierra Santa» e giovani guide con costumi stile Impero romano immergono i turisti nello scenario della Palestina al tempo del I secolo d. C., dove soffuse musiche orientali fanno da colonna sonora alle ricostruzioni tratte dai Vangeli. Il Parco tematico di Terra Santa nacque quasi per caso, alla fine del 1998, quando la Camera di Commercio di Buenos Aires pensò di progettare un parco divertimenti nell’ambito delle iniziative per il passaggio millenario. «Avevamo a disposizione – spiega la Ferro – uno stadio dismesso di 7 ettari nel nord della città. Ma la vicinanza con l’aeroporto, tuttora in funzione, ci impediva di costruire un Luna Park. Perciò pensammo al Giubileo che si sarebbe svolto soprattutto a Roma e a Gerusalemme, e lanciammo l’idea di un Parco che ripercorresse la vita di Gesù».
La Ferro, insegnante di educazione fisica e decoratrice di interni, venne designata ideatrice del progetto e direttrice dei lavori. «All’epoca non ero praticante – sorride – e la mia stessa vita si era svolta lontano dai princípi della Chiesa. Ma leggere i Vangeli per progettare il Parco, pensare a quali ambienti riprodurre e a come farlo è stato l’inizio di una conversione che mi ha cambiato la vita». Si è cominciato con la Grotta di Betlemme, dove una riproduzione in gesso e legno della Natività è stata solo la prima degli episodi rappresentati. Oggi il Parco contiene decine di ambienti fra i quali l’anfiteatro della «Creazione», dove una voce fuori campo ripercorre con una scenografia di luci, musica, effetti speciali i passi salienti della Genesi, e più di 500 figure in scala naturale, tra personaggi del Vangelo e giganti della Chiesa come san Francesco d’Assisi, Madre Teresa di Calcutta, Giovanni Paolo II. Questi ultimi sono stati aggiunti negli ultimi anni come è accaduto anche per la riproduzione di una moschea, e della porta della chiesa di Wittenberg dove nel 1517 Martin Lutero affisse le 95 tesi contro il papato.
«Ho immaginato questo Parco come un ambiente ecumenico – spiega la Ferro. – La riproduzione di una sinagoga e del Tempio di Gerusalemme erano scontate: Gesù era ebreo. Ma c’era bisogno di andare oltre. È vero che all’epoca non esisteva ancora l’islam, ma la Terra Santa è sacra alle tre religioni monoteistiche, per questo volevamo che anche i musulmani si sentissero a casa. Come i protestanti… Il Parco propone un viaggio all’interno dei Luoghi che hanno visto la nascita della Chiesa, che hanno segnato delle tappe nella storia del cristianesimo, e dove oggi convivono ebraismo e islam. È per me un motivo di orgoglio ricevere tanti turisti israeliani, che restano colpiti dalla fedeltà ai luoghi originari. E pensare che sono stata in Terra Santa una volta sola, diversi anni fa!».
Il pubblico sembra gradire l’esperimento: nel solo 2010, in 600 mila tra argentini e stranieri hanno visitato il Parco, aperto dal venerdì alla domenica. La diocesi di Buenos Aires ha formato catechisti, vestiti con tuniche o con il saio in omaggio alla Custodia francescana di Terra Santa, per spiegare ai turisti il significato dei luoghi: dalla Grotta del Sacro Cuore, dove un grande Cristo benedicente invita alla preghiera, al Muro occidentale del Tempio di Gerusalemme. Quando, nel 2003, il nunzio apostolico in Argentina mons. Adriano Bernardini ha inaugurato la Cappella del Cenacolo, la Ferro ha ricevuto un riconoscimento inatteso: «L’arcivescovo ha onorato i nostri sforzi affermando che qui portavamo avanti una forma di evangelizzazione che non aveva eguali in nessun santuario del mondo».
E questo, rimarca la Ferro, è possibile solo se si vive questo incarico come una missione. «Questa non è un’impresa commerciale come un’altra: se l’avessi considerata tale non sarei potuta restare qui dodici anni e continuare con creatività e con passione ad alimentare e ad ampliare quello che avevamo iniziato». Fra guide, addetti alla sicurezza e staff, il Parco impiega oggi un centinaio di persone. Oltre a coprire le spese correnti, il ricavo (l’ingresso è gratuito per i minori e costa l’equivalente di 1 euro per gli adulti – ndr) serve alla manutenzione degli ambienti esistenti e all’ideazione di nuovi. «Lavorare qui è una vocazione: perché – dice – con la storia di Gesù, ricordiamo l’amore di Dio per gli uomini. E le persone tornano a casa realmente arricchite». Se il Parco è restato aperto, rivendica, è «perché la gente lo ha fatto durare» con un ininterrotto passaparola che ha superato i confini dell’Argentina.
A fine febbraio si registrava già il tutto esaurito per le celebrazioni della Settimana Santa, durante la quale 40 mila persone hanno attraversato il Parco rievocando nella Via Crucis la passione, crocifissione e risurrezione di Cristo. «Non si può spiegare – chiosa la Ferro – cosa significhi per la gente vivere la Risurrezione: è un’esperienza catartica, liberatrice, dalla quale si sprigiona un’energia incontenibile. Le assicuro: sembrano cadere i confini tra realtà e finzione». Non sono mancati neanche quest’anno, al termine della «madre di tutte le veglie», spettacolari fuochi d’artificio.