Nella complessa geografia d’Israele, si contano oggi molte decine di migliaia tra immigrati e rifugiati. Esiste poi una categoria singolare, nel computo dell’Ufficio centrale di statistica: quella degli «altri» (non arabi, non ebrei). Qualcuno li definisce «ebrei non ebrei»: si tratta di una fetta di popolazione (oltre 300 mila persone) per la gran parte di lingua e cultura russa. Tra questi «altri», molti si sentono cristiani e appartengono in gran parte alla tradizione ortodossa.
È singolare che, nel Paese della Bibbia, molti di costoro siano alla ricerca – decisamente non facile – proprio della Parola di Dio. Molti immigrati finiscono nelle chiese (specie cattoliche) alla ricerca di una Bibbia o di un Vangelo nella loro lingua d’origine (dal tagalog delle Filippine alle lingue dei vari ceppi sanscriti dell’India meridionale, dal rumeno all’ungherese, passando per l’inglese). Le richieste più consistenti riguardano catechismi, testi di spiritualità e letteratura per i ragazzi, specie in lingua russa: negli ultimi tre anni, grazie all’impegno dei salesiani, solo Beit Jamal, sono state distribuite migliaia di bibbie e altrettanti volumi di letteratura religiosa in cirillico.
Anche all’interno della società israeliana cresce l’interesse per il cristianesimo. Ogni anno diverse migliaia di ebrei visitano i santuari cristiani, attratti dalla bellezza dei luoghi e dall’arte che le nostra chiese hanno saputo custodire nei secoli. Non pochi tra questi ebrei manifestano il desiderio di conoscere di più il cristianesimo, dal punto di vista storico, spirituale e dottrinale, ma mancano finora gli strumenti adatti.
Anche tra i cristiani si fa strada un’esigenza nuova, come ci fa sapere fra Ramzi Sidawi, frate minore della Custodia di Terra Santa, parroco a Jaffa: «Nella nostra parrocchia abbiamo chiaramente bisogno di testi in arabo, ma i figli degli immigrati che risiedono qui da anni e frequentano le scuole di Stato, conoscono meglio l’ebraico delle lingue d’origine. Per questa ragione serve la Bibbia in ebraico, e anche il catechismo».
Raccogliere l’appello delle tante persone che in Terra Santa – a vario titolo – sono alla ricerca della Parola di Dio, è un dovere che non possiamo trascurare. Un piccolo seme di dialogo destinato a portare frutto.