La diffusione della vite e della viticoltura è uno dei fenomeni centrali della storia della civiltà, un elemento trasversale che innerva ambiti quanto mai differenti: dall’arte alla scienza, dalla filosofia alla religione. La vite e il vino sono elementi centrali anche nelle religioni monoteistiche. L’offerta delle primizie della terra, tra cui il vino, è per il popolo d’Israele l’occasione per fare memoria della storia della salvezza. E per riconoscere Dio come il Signore del cielo e della terra. Nella liturgia cristiana questo gesto è ripreso nella presentazione delle offerte e nella preghiera eucaristica: «Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’Universo… dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane [questo vino]… frutto della terra [della vite] e del lavoro dell’uomo…». Offriamo a Dio gli stessi beni che ci ha donato, affinché Cristo si faccia presente in essi. Ma il vino e la sua ricca simbologia non sono presenti solo in ambito ebraico e cristiano. Anche nell’islam, pur di fronte ad un divieto di consumo dell’alcool, il vino è una metafora del godimento che si potrà avere in Paradiso.
In questo dossier, grazie ai contributo di fra Giovanni Bissoli dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme e del professor Paolo Branca della Cattolica di Milano, vogliamo offrire alcuni spunti di riflessione su un tema non marginale nella storia delle religioni e delle civiltà mediterranee. Soprattutto per noi cristiani, perché con l’immagine della vite e dei tralci Gesù ha espresso il legame necessario tra la sua Parola e la vita vera che ci è donata. (g.c.)
(Queste righe sono solo l’Introduzione al Dossier pubblicato nelle 16 pagine centrali del bimestrale Terrasanta in edizione su carta)