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Santa Sede e Gran rabbinato, dialogo sulle sfide della laicità

Terrasanta.net
4 aprile 2011
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Dal 29 al 31 marzo si è svolto a Gerusalemme il decimo incontro della commissione bilaterale delle delegazioni del Gran rabbinato di Israele e della Commissione della Santa Sede per le relazioni religiose con gli ebrei. A tema una riflessione comune sulle sfide poste dalle moderne società secolarizzate.


(Milano/g.s.) – Dal 29 al 31 marzo si è svolto a Gerusalemme il decimo incontro della commissione bilaterale delle delegazioni del Gran rabbinato di Israele e della Commissione della Santa Sede per le relazioni religiose con gli ebrei.

Il tema su cui si è incentrata la riflessione comune è stato quello delle sfide che le moderne società secolarizzate pongono alle due esperienze religiose. La dichiarazione pubblicata il 31 marzo al termine dei lavori afferma che «il rapido progresso tecnologico, un consumismo rampante, un’ideologia nichilista con un esagerato concentrarsi sull’individuo a spese della comunità e del benessere collettivo hanno condotto a una crisi morale» che depriva le società – figlie di un secolo, come quello scorso, caratterizzato da violenza e barbarie senza precedenti –  «di obiettivi e di ogni senso di appartenenza e di significato».

I rappresentanti del Gran rabbinato e della Santa Sede concordano sul fatto che alla fede e alle guide religiose spetta il compito di fornire quella speranza e quell’indirizzo morale che derivano dalla «consapevolezza della presenza divina e dell’Immagine di Dio presente in tutti gli esseri umani».

Tanto per gli ebrei quanto per i cattolici – sottolinea la dichiarazione – la preghiera e lo studio della Parola di Dio nelle Scritture sono in grado di alimentare il senso della presenza di Dio ed ispirare la vita agli imperativi morali che ne derivano. A questo riguardo, la figura di Mosè è stata evocata nel corso dei lavori come emblematica ed esemplare per la sua risposta alla chiamata di Dio e il legame solidale con il popolo di cui fu guida.

Ai credenti – ribadiscono le due delegazioni – spetta il compito di testimoniare la presenza divina nel mondo, riconoscendo anche gli errori passati. Una testimonianza che oggi va espressa con un’intensità particolare sul versante dell’educazione dei giovani, in quello dei media, e nelle istituzioni caritative rivolte alle categorie più deboli, ai malati e agli emarginati. Ma anche l’impegno religioso per la giustizia e la pace richiede il coinvolgimento tanto delle istituzioni civili quanto di quelle religiose.

«La moderna società laica – riconosce la dichiarazione – ha portato con sé molti benefici. In effetti, se la laicità viene intesa nei termini di un ampio impegno della società in generale, è probabile che ciò conduca a un’esperienza sociale in cui la religione può fiorire. Inoltre il già menzionato imperniarsi sull’individuo porta con sé molte benedizioni e crea una grandissima attenzione al tema dei diritti umani. Ma perché ciò rimanga sostenibile deve fondarsi su una più alta cornice antropologica e spirituale che tenga in conto “il bene comune” che trova espressione nei fondamenti religiosi dei doveri morali».

Le due delegazioni, pur se dedite a un confronto sul piano religioso, non hanno mancato di auspicare che possano presto concludersi con un accordo i negoziati in corso da anni tra Santa Sede e Stato di Israele sulle questioni fiscali e in materia di proprietà di santuari e beni ecclesiastici.

Da parte loro, i partecipanti cattolici a questo decimo incontro hanno voluto richiamare ancora una volta gli «storici insegnamenti della Dichiarazione Nostra Aetate (n. 4), del concilio Vaticano II, riguardo alla Divina alleanza con il popolo ebraico in base alla quale “gli ebrei, in grazia dei padri, rimangono ancora carissimi a Dio, i cui doni e la cui vocazione sono senza pentimento”».

La sessione di dialogo portata a termine nei giorni scorsi è stata co-presieduta dal card. Jorge Maria Mejía e dal rabbino capo di Haifa, Shear Yashuv Cohen. Cinque i delegati in rappresentanza dell’ebraismo; nove quelli inviati dalla Santa Sede, tra i quali il nunzio apostolico in Israele mons. Antonio Franco, il patriarca latino di Gerusalemme mons. Fouad Twal, il suo ausiliare mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo e il Custode di Terra Santa fra Pierbattista Pizzaballa.

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