È sempre l’ora della strage degli innocenti in Terra Santa. Qualsiasi cosa si pensi degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, non si può non ripeterlo di fronte alla strage di Itamar, costata la vita qualche sera fa a due genitori e tre loro figli piccoli. Sconvolgente è il senso di sconfitta che queste morti portano con sé.
È sempre l’ora della strage degli innocenti in Terra Santa. Qualsiasi cosa si pensi degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, non si può non ripeterlo di fronte alla strage di Itamar, costata la vita qualche sera fa a due genitori e tre loro figli piccoli, pugnalati e sgozzati in questo piccolo avamposto della Samaria. La cosa veramente sconvolgente è il senso di sconfitta che queste morti portano con sé. Perché l’impressione è che, in queste ore, abbiamo svoltato un altro tornante in quella discesa verso l’abisso che è diventato il conflitto in Medio Oriente.
Le morti di Itamar mettono la parola fine al tentativo di Obama di porre davvero al centro la questione degli insediamenti. È la solita alleanza tra gli opposti estremismi, l’unico patto di ferro che funziona sempre in Medio Oriente. Dopo tutti i balletti di questi mesi intorno al blocco prima attuato da Israele per dieci mesi, poi non prorogato ma comunque tenuto in stand-by, ieri il governo Netanyahu ha dato il disco verde alla costruzione di 500 nuove case legandolo dichiaratamente a quanto accaduto a Itamar. Questo – come osserva bene nel commento di Akiva Eldar che riportiamo sotto – renderà i coloni ancora più forti in un Paese che, è inutile farsi illusioni, continuerà ad andare a destra.
A nulla valgono le condanne espresse sia dal presidente Abu Mazen sia dal premier Salaam Fayyad: Netanyahu lo ha detto ieri molto chiaramente, per lui i responsabili della strage stanno nell’Autorità Nazionale Palestinese che ha incitato alla violenza scagliandosi contro gli insediamenti. E nel frattempo passa sotto silenzio un fatto strano: questa volta nessun gruppo palestinese ha rivendicato la strage. Persino Hamas ha preso le distanze. Solo chi ha la fissa dei complotti può pensare davvero che dietro a un fatto del genere non ci sia una mano palestinese. Però almeno questa volta sembra chiaro a tutti che sono i palestinesi quelli che hanno tutto da perdere a causa di questo atto scellerato. I palestinesi tutti, come si vede già in queste ore. Perché da tre giorni ormai l’esercito ha decretato il coprifuoco nel villaggio di Awarta, da dove ritiene che sia arrivato a Itamar l’assassino. E sui metodi che sta utilizzando per scovarlo è eloquente il lancio dell’agenzia palestinese Maan che riportiamo qui sotto. Qualcuno ha dei dubbi sul fatto che le umiliazioni di questa caccia all’uomo domani armeranno altre mani?
Come al solito tutto ciò accade nell’indifferenza del mondo. Come al solito non capiamo che sono questi i fatti che lasciano il segno in Medio Oriente, non i vertici con le fotografie davanti alle telecamere. Servirebbe un’iniziativa forte in questo preciso momento. Una riflessione su che cosa sono gli insediamenti, dove sono, quanti sono, quali è ormai irrealistico pensare che possano essere smantellati (e dunque vanno difesi) e quali invece sono solo una provocazione gratuita che sarebbe nell’interesse stesso di Israele smantellare. Servirebbe un appello per far finire davvero la strage degli innocenti, da entrambe le parti della barricata. Sarebbe l’ora della politica, che invece da mesi in Medio Oriente batte in ritirata. Per questo non resta che fare nostra l’affermazione finale di Akiva Eldar: lasciamo che la follia continui a vincere, e speriamo solo che il Medio Oriente si svegli un minuto prima di andare a sbattere contro il muro.
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