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Sabastiya, una mostra per ricordare il Battista

Carlo Giorgi
25 marzo 2011
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Sabastiya, una mostra per ricordare il Battista
I pannelli della mostra su Sabastiya esposti nei chiostri della sede centrale dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.

All'Università cattolica di Milano un convegno sugli scavi promossi dalla Custodia nella città di Giovanni il precursore.


Forse padre Michele Piccirillo sarebbe stato contento di trovarsi, lo scorso 25 febbraio, nel chiostro bramantesco dell’Università Cattolica di Milano. Immaginiamo che, confuso tra la folla dei visitatori, avrebbe letto con soddisfazione, uno a uno, i 21 grandi pannelli della mostra (promossa dall’ong Ats-Pro Terra Sancta) intitolata Sabastiya, i frutti della storia e la memoria di Giovanni il Battista, testimonianza di un progetto archeologico unico, realizzato appunto a Sabastiya, piccolo villaggio palestinese situato non lontano da Nablus, in Cisgiordania. Infatti, nonostante sia da tempo rimasto escluso dai circuiti di agenzie e pellegrini, questo sito riveste un’importanza fondamentale per la memoria che ha conservato nel tempo: proprio a Sabastiya, città fondata da Erode il Grande e fiorente nel primo secolo dopo Cristo, si venera la sepoltura del precursore, Giovanni il Battista. Per questo la Custodia di Terra Santa ha deciso di investire su un progetto in loco, iniziato proprio dal compianto padre Piccirillo e continuato, dopo la sua morte (avvenuta il 26 ottobre 2008), dagli archeologi Carla Benelli e Osama Hamdan.

Per rendere omaggio all’impegno della Custodia, perciò, l’Università Cattolica ha organizzato il 25 febbraio scorso un convegno a cui hanno partecipato il rettore, professor Lorenzo Ornaghi, il Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, il professor Marco Rossi, docente di Storia dell’arte medievale presso l’ateneo, e gli archeologi Benelli e Hamdan. Tantissimi, per l’occasione, gli studenti e gli appassionati di Terra Santa che hanno seguito il convegno nell’aula Pio XI. Il rettore Ornaghi ha ricordato ai partecipanti la figura di padre Michele Piccirillo e la sua amicizia con l’Università Cattolica, ricordando tra l’altro il comune anniversario di 90 anni di vita condiviso dall’ateneo milanese e da Terrasanta, la rivista della Custodia.

Osama Hamdan ha raccontato la situazione del sito archeologico e lo stato di conservazione dei resti di epoca crociata, riemersi negli scavi più recenti. Carla Benelli ha messo invece in evidenza l’importanza sociale delle scoperte archeologiche di Sabastiya. Infatti, il recente rinvenimento di nuovi resti di età crociata e il loro recupero per visite culturali e turistiche, ha aperto nuove prospettive di vita e lavoro a molti abitanti: diversi giovani palestinesi del villaggio sono stati formati come guide per i visitatori; il sito viene visitato da scolaresche e studenti che possono anche partecipare a laboratori di mosaico. Sono stati inoltre aperti un centro turistico e una foresteria per i viaggiatori di passaggio. Questo costituisce per gli abitanti un concreto motivo di speranza.

Da parte sua, fra Pierbattista Pizzaballa ha ricordato l’importanza fondamentale che l’attività archeologica riveste tra le attività della Custodia: «Nell’ultimo secolo, i nostri frati hanno scelto di dedicarsi alla cura particolare dei resti archeologici di Terra Santa – ha spiegato fra Pizzaballa  -. Curarsi delle pietre è un’attività tutt’altro che marginale per noi. È proprio dalla memoria che resti e luoghi portano con sé, infatti, che è possibile tornare a ricordare l’esperienza concreta della vita di Gesù Cristo tra noi, della sua morte e resurrezione. Inoltre – ha continuato il Custode – non ci sfugge l’importanza che un progetto come quello di Sabastiya ha per villaggio abitato esclusivamente da musulmani. Lavorare con loro e renderli partecipi della ricchezza del patrimonio di cui sono i custodi, può portare a importanti risultati anche sul fronte del dialogo tra credenti di fedi diverse».

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