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Rivolte arabe, turismo in allarme

Terrasanta.net
8 marzo 2011
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Rivolte arabe, turismo in allarme
Sulle spiagge egiziane di Sharm El-Sheikh. Disoccupati.

La rivolta in atto in Libia, e prima ancora quella in Egitto, nonché i disordini in Tunisia e Algeria, stanno mettendo in ginocchio il turismo in Nord Africa e Medio Oriente. Si susseguono le cancellazioni di viaggi in tutta l'area. Ma la situazione non appare disperata e sulle coste del Mar Rosso ci sono già segnali di ripresa.


(Milano/l.b.) – La rivolta in atto in Libia, e prima ancora quella in Egitto – che ha portato alle dimissioni di Hosni Mubarak l’11 febbraio scorso -, nonché i disordini in Tunisia e Algeria, stanno mettendo in ginocchio il turismo in Medio Oriente, con la cancellazione di viaggi in tutta l’area. Anche in Giordania e Siria, neppure sfiorate dai disordini. Un effetto mediatico a domino, «senza fare differenze tra un Paese e l’altro», ha dichiarato all’Agence France Presse Touhama Naboulsi, della Commissione per il turismo di Giordania, specificando che alcuni turisti «hanno cancellato viaggi verso tutti i Paesi arabi, naturalmente Giordania inclusa».

Nei prossimi mesi erano attesi 3 mila turisti a Petra e dintorni, ma ben 1.200 prenotazioni sono state cancellate: un grave danno per il Pil nazionale, costituito per il 14 per cento dagli introiti del settore turistico.

Anche la Siria attende con preoccupazione gli esiti sul turismo locale della crisi in atto nell’area nordafricana. A Damasco qualche agenzia ha registrato il 35-40 per cento di cancellazioni dei pacchetti-vacanze destinati a europei, programmate da marzo a maggio. In Egitto, dopo la rivoluzione e il conseguente blocco delle partenze, il turismo italiano appare «in ripresa», malgrado il flusso abbia subito un affievolimento a causa dei fatti della vicina Libia, ha dichiarato il direttore di Federviaggio-Confturismo, Alberto Corti, stimando in circa un mese l’arco di tempo necessario per tornare al consueto ritmo stagionale di flussi verso le località turistiche del Mar Rosso.

«Egitto e Tunisia rappresentano insieme il 25 per cento del turismo italiano verso l’estero. Circa un milione e 250 mila italiani si recano ogni anno in vacanza nelle località egiziane, mentre il flusso verso la Tunisia è di 400 mila persone», ha riferito Corti, osservando che lo stop ai voli ha provocato una perdita di fatturato intorno agli «8 milioni di euro a settimana nel periodo di non prenotabilità», durato circa due settimane.

I due Paesi nordafricani sono già tornati in testa alla classifica nelle vendite delle agenzie di viaggio tedesche. Ma in Egitto il crollo del turismo ha fatto perdere il lavoro a centinaia di migliaia di persone. A Sharm el Sheikh la compagnia aerea Blue Panorama ha stimato una perdita del 5 per cento del suo fatturato annuale solo nel mese di febbraio, e 20mila italiani a rischio di perdere il posto. Il trend è di un migliaio di clienti a settimana: molto basso rispetto al 2010. Costante solo la clientela in arrivo dall’Inghilterra, unica nazione europea che non ha mai smesso di volare verso il Mar Rosso.

Verso Giordania e Siria, invece, le partenze dall’Italia sono state regolari. Negli ultimi 5 anni si è registrato un boom di richieste e tuttavia il flusso complessivo si aggira intorno ai 20-30 mila viaggiatori nell’arco di dodici mesi. In Libia, invece, arrivano in media 10 mila italiani all’anno, per «un turismo di nicchia, prevalentemente a carattere culturale», ma ovviamente da qualche settimana è tutto fermo.

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