In Israele il sito della chiesa bizantina che qualche mese fa, dopo essere stata riportata alla luce dagli archeologi, venne identificata come il possibile luogo della sepoltura del profeta Zaccaria ha subito gravissimi danni in seguito a inspiegabili atti vandalici.
(Milano/g.c.) – In Israele il sito della chiesa bizantina che qualche mese fa, dopo essere stata riportata alla luce dagli archeologi, venne identificata come il possibile luogo della sepoltura del profeta Zaccaria ha subito gravissimi danni in seguito a inspiegabili atti vandalici.
La notizia è stata resa nota nei giorni scorsi dalle autorità archeologiche israeliane, le stesse che ai primi di febbraio avevano diffuso l’annuncio del ritrovamento a Horbat Midras, nella zona agricola di Shefelah, regione collinosa ad occidente di Betlemme, dei resti di un insediamento cristiano decorato con bellissimi mosaici.
Secondo quando dichiarato da Alon Klein, del nucleo prevenzione crimine dell’Autorità per le antichità d’Israele, non si conoscono le ragioni dello scempio. «Il mosaico è stato preso a martellate. In diversi punti i danni sono talmente gravi che sembra siano caduti colpi di mortaio. Un gesto di brutale vandalismo». Il sito archeologico era stato reso visitabile nelle scorse settimane e aveva già richiamato migliaia di visitatori, attirati dalla bellezza dei mosaici, ricchi di motivi geometrici e floreali. Le indagini sono in corso, ma fino ad ora non ci sono elementi significativi. Intanto, per prevenire ulteriori gesti da parte di qualche scriteriato, i mosaici sono stati ricoperti, in attesa che si possa procedere ad un lungo, costoso e laborioso restauro.
Del sito aveva scritto padre Eugenio Alliata nella sua rubrica di archeologia sul numero di marzo-aprile della rivista Terrasanta.
A dire la verità, i mosaici di Horbat Midras erano già destinati ad essere nuovamente interrati, in vista di poter procedere (ma chissà quando, vista la penuria di fondi) a un completo restauro e messa in sicurezza del sito. Non ce ne è stato il tempo. I vandali sono arrivati prima a sfregiare irrimediabilmente (forse) una delle perle del patrimonio dell’arte cristiana in Terra Santa.