È sicuro, per l'incolumità dei fedeli, il sito del battesimo di Gesù sulla sponda occidentale del Giordano? Se l'è domandato nelle settimane scorse Roots of Peace, una ong che si occupa in molti Paesi del mondo dello sminamento post-bellico dei terreni ad uso civile. Sul versante ovest della Valle del Giordano ci sono ancora parecchi campi minati.
(Milano/c.g.) – È sicuro, per l’incolumità dei fedeli, il pellegrinaggio a Qasr el-Yahud, il sito del battesimo di Gesù amministrato dal ministero del Turismo israeliano sulla sponda occidentale del Giordano? Se l’è domandato nelle settimane scorse Roots of Peace, una ong che si occupa in molti Paesi del mondo dello sminamento post-bellico dei terreni ad uso civile.
Qasr el-Yahud, a pochi chilometri dalla città di Gerico, si trova nei Territori Palestinesi occupati da Israele nel 1967 e proprio sul confine con la Giordania. Per ora l’accesso ai pellegrini è consentito, in poche occasioni, dall’esercito israeliano che controlla l’area. La località è attorniata da cartelli che recano la scritta «Pericolo! Mine!». «Dal quando divenne area di confine – ha spiegato al giornale Haartez Avner Goren un archeologo che lavora per il ministero del Turismo israeliano – la zona circostante è stata disseminata di migliaia di mine e chiusa al pubblico».
La preoccupazione di Roots of Peace è che i pellegrini – che vi si recano sempre in maggior numero – possano inavvertitamente, mettere a rischio la loro incolumità. Secondo Dhyan Or, uno dei responabili israeliani dell’organizzazione non governativa, sono almeno mezzo milione le mine disseminate nella Valle del Giordano. Un territorio particolare, potenzialmente soggetto a inondazioni che potrebbero trascinare le mine dallo stretto corridoio di confine dove sono state piazzate verso altri punti del territorio.
Ad accrescere i rischi è proprio la natura religiosa del luogo: qualche pellegrino zelante potrebbe allontanarsi dai sentieri sicuri, sottovalutando la minaccia che incombe. Il rischio aumenta con il crescente afflusso di fedeli: basti pensare al 18 gennaio scorso quando circa 15 mila cristiani ortodossi si sono ritrovati proprio a Qasr el-Yahud, insieme al loro patriarca Teofilo III per celebrare la festa della Teofania. Dopo la benedizione dell’acqua da parte del patriarca, alcuni fedeli si sono immersi nel fiume, ricordando il battesimo del Signore.
Tra pochi mesi è prevista l’apertura ufficiale al pubblico del sito di Qasr el-Yahud, e ciò farà passare i visitatori, secondo una previsione del ministero del Turismo israeliano, dagli attuali 60 mila al milione in un anno. Un fatto positivo per il turismo che aumenta però la possibilità di incidenti.
Secondo l’esercito israeliano, tuttavia, l’area adiacente al sito del Battesimo è stata completamente liberata dalle mine. Per quanto riguarda tutta la Valle del Giordano, solo lo scorso anno sarebbero state rimosse 8 mila mine. A pochi metri da Qasr el-Yahud sulla sponda orientale del fiume, in territorio giordano, la località di Betania attrae milioni di visitatori e pellegrini. Il governo di Amman ha concesso l’edificazione di nuovi santuari cristiani appartenenti a varie Chiese.
Dalla pace con Israele, firmata nel 1994, i giordani dichiarano di aver sgombrato il proprio territorio dalla pericolosa presenza delle mine.